Il Papa all'Unitalsi: il mondo scarta i malati, voi siate per loro abbraccio di Gesù
Siate “sguardo che accoglie” e “abbraccio di tenerezza” per i malati e i disabili,
contro il “pietismo” e la “rassegnazione” del mondo che tende a scartare chi soffre.
È questo che Papa Francesco ha chiesto ai membri dell’Unitalsi, ricevuti sabato mattina
in udienza nell'Aula Paolo VI, in occasione dei 110 anni di fondazione dell’ente.
Dopo il suo discorso, il Papa si è intrattenuto con gli ammalati per circa due ore,
salutandoli e benedicendoli uno a uno. Il servizio di Alessandro De Carolis:
La malattia
ha più spesso un volto anziano e un colore che è un non colore. Ma l’ingresso di Papa
Francesco in Aula Paolo VI, in un turbine di abbracci e baci al nugolo di bambini
che gli corre incontro e poi gli chiede una firma su un cartellone che è un arcobaleno
di allegria, tra acclamazioni e applausi a scroscio dei settemila presenti, moltissimi
dei quali infermi, tutto racconta di un incontro e di uno spirito che intende malattia
e disabilità un’esperienza che possiede anch’essa dei colori suoi e vividi, quelli
della solidarietà e della consolazione. E Papa Francesco, che nutre per i malati un
amore particolare, pone subito di fronte il chiaro e lo scuro dell’anima cristiana
e dello spirito del mondo, quando la salute che declina mette a nudo i sentimenti
umani:
“Il contesto culturale e sociale di oggi è piuttosto incline a nascondere
la fragilità fisica, a ritenerla soltanto come un problema, che richiede rassegnazione
e pietismo o alle volte scarto delle persone. L’Unitalsi è chiamata ad essere segno
profetico e andare contro questa logica mondana – la logica dello scarto, eh? – aiutando
i sofferenti ad essere protagonisti nella società, nella Chiesa e anche nella stessa
associazione”.
L’Unitalsi è accorsa in Vaticano per festeggiare con Papa
Francesco i suoi 110 anni di vita, intessuta di infiniti pellegrinaggi a Lourdes e
nei Santuari internazionali, al fianco di chi ha il dolore per compagno quotidiano.
Anche qui, il Papa distingue per far meglio risaltare i meriti di uno straordinario
apostolato:
“La vostra opera non è assistenzialismo o filantropia, ma genuino
annuncio del Vangelo della carità, è ministero della consolazione. E questo è grande,
eh? (…) Siete uomini e donne, mamme e papà, tanti giovani che, mossi dall’amore per
Cristo e sull’esempio del Buon Samaritano, di fronte alla sofferenza non voltate la
faccia dall’altra parte. E questo di non voltare la faccia dall’altra parte è una
virtù: andate avanti con questa virtù!”.
“Sguardo che accoglie, mano che
solleva e accompagna, parola di conforto, abbraccio di tenerezza”. Papa Francesco
traccia l’identikit di mente e cuore di chi presta servizio nell’Unitalsi. Quindi,
si rivolge a chi potrebbe pensare che, per la sua condizione di menomazione, sia destinato
a patire nell’ombra:
“Care sorelle e fratelli ammalati, non consideratevi
solo oggetto di solidarietà e di carità, ma sentitevi inseriti a pieno titolo nella
vita e nella missione della Chiesa. Voi avete un vostro posto, un ruolo specifico
nella parrocchia e in ogni ambito ecclesiale. La vostra presenza, silenziosa ma più
eloquente di tante parole, la vostra preghiera, l’offerta quotidiana delle vostre
sofferenze in unione a quelle di Gesù crocifisso per la salvezza del mondo, l’accettazione
paziente e anche gioiosa della vostra condizione, sono una risorsa spirituale, un
patrimonio per ogni comunità cristiana. Non vergognatevi di essere un tesoro prezioso
della Chiesa!”.
L’ultimo pensiero è per la Madre di Gesù, ai cui piedi
i malati e gli assistenti Unitalsi si recano sovente in preghiera:
“Maria
sa di che cosa abbiamo bisogno! Lei si prende cura di noi (...) Lei intercede sempre
e prega per noi, specialmente nell’ora della difficoltà e della debolezza, nell’ora
dello sconforto e dello smarrimento, soprattutto nell’ora del peccato. Per questo,
nella preghiera dell’Ave Maria, le chiediamo: ‘Prega per noi, peccatori’”.