2013-11-09 08:06:08

Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica


Nella 32.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù risponde ai sadducèi che non credono nella risurrezione dei morti:

“Che i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: ‘Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe’. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui”.

Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:RealAudioMP3

I sadducei – un gruppo religioso ebraico che appellandosi alla tradizione vetero-testamentaria affermava di non trovarvi nessuna parola sulla risurrezione della carne – vogliono da Gesù la sua opinione in proposito. Hanno imbastito una prova che ai loro occhi non dà via d’uscita: per la legge del levirato, 7 fratelli hanno avuto la stessa donna in moglie, è dunque evidente, secondo loro, che non c’è nessuna “risurrezione fisica”, perché non potranno riaverla di nuovo tutti e sette. Dietro tutto questo c’è l’attesa e la realizzazione di un Regno di Dio tutto terreno, in un orizzonte molto limitato. La risposta di Gesù è definitiva e capovolge questa immagine: Coloro che sono giudicati degni della vita futura, sono uguali agli angeli, perché sono “figli della risurrezione”, e non prendono né moglie né marito: “Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui”. Dio è vita. Ricco datore di vita. I “figli della risurrezione” partecipano di questa vita divina. “Se non vi è resurrezione dei morti, esclama S. Paolo, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede” (1 Cor 15,13-14). L’Eucaristia ci dà già qui la caparra della risurrezione: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,54). Questo essere “figli della risurrezione” deve mostrarsi in ciò che crediamo: “La risurrezione dei morti è la fede dei cristiani, esclama Tertulliano: credendo in essa siamo tali” (De resurrectione carnis, 1,1). La morte, la paura della morte è vinta. Siamo chiamati a vivere da risorti.







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