2013-11-09 16:26:48

Congo. Kampala: oggi la firma dell’accordo di pace con i ribelli M23


Un accordo di pace tra il governo di Kinshasa e i ribelli del gruppo M23 sarà firmato oggi a Kampala. Ad affermarlo è il governo ugandese, mediatore tra le due parti, che ha confermato la presenza sul proprio territorio di Sultani Makenga, capo militare dei ribelli, che martedì scorso aveva annunciato la fine della lotta armata contro l’esercito congolese. Cecilia Sabelli ha raggiunto telefonicamente in Congo il primo vicesegretario della Conferenza episcopale del Paese, l'abate Donatien Nshole:RealAudioMP3

R. – Noi tutti ci auguriamo che questo accordo porti a qualcosa di buono. Però è presto per dirlo, non conosciamo la natura dell’accordo. C’è chi parla di un accordo, c’è chi parla di una semplice dichiarazione, però per il popolo congolese, e per la Chiesa cattolica in particolare, quello che è più importante è che questo accordo, questa intesa – si può chiamarli come si vuole – non tocchi due cose alle quali i congolesi tengono molto: l’integrità del Paese e la sua sovranità. A suo tempo, i vescovi non erano d’accordo con gli ambienti di Kampala, perché secondo loro la pace non era indicata. Ma se con questa evoluzione le pecore perdute ora vogliono tornare al buon senso, questa è una bellissima cosa.

D. – Le tensioni sono diminuite, dopo questo annuncio?

R. – Già con la vittoria militare, il popolo si sente un po’ rassicurato, un po’ protetto. C’è chi ha pensato anche che non valesse la pena venire a patti con i ribelli, però noi pensiamo che se questo incontro possa rafforzare la coesione nazionale, sarà una buona cosa. E’ vero che la tensione adesso è scesa.

D. – La ribellione del M23 è stata rinforzata da reclute provenienti dal Rwanda, mentre l’Uganda è il mediatore principale di questo inizio di pacificazione. Che ruolo hanno questi Paesi?

R. – C’è un po’ di paura, perché i congolesi sono convinti che questi due Paesi vogliono sfruttare il Congo dal punto di vista economico. Tutti sanno che sono loro a sostenere questa ribellione, ma questa pace che viene dopo una guerra, ci auguriamo che non si trasformi in uno sfruttamento legale. Aspettiamo con impazienza di conoscere il contenuto dell’accordo per potere valutare.

D. – Si nutre dunque speranza, rispetto a questi accordi?

R. – C’è speranza perché si pensa che il governo in Congo sia in una posizione di forza dal punto di vista militare e che quindi potrà far valere le sue idee.

D. – Dall’inizio del conflitto, che è durato oltre 19 mesi, circa 800 mila persone sono state costrette a lasciare le loro case: questo è quanto è stato riportato dai media. Qual è al momento la situazione di queste persone?

R. – Alcuni stanno tornando a casa, ma c’è chi ha ancora paura. La tendenza generale è che la gente crede che la pace sia vicina e quindi presto tutti torneranno a casa.







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