Centrafrica: oltre 1 milione di persone rischiano la fame a causa del conflitto
Sono oltre un milione le persone che, nella Repubblica Centrafricana, rischiano la
fame a causa delle violenze nel Paese. E la situazione potrebbe peggiorare a causa
dei raccolti ridotti e di una drastica riduzione delle attività economiche. Lo denunciano
le Nazioni Unite, le Organizzazioni non-governative e il governo della Repubblica
Centrafricana, che hanno condotto congiuntamente una missione di verifica della sicurezza
alimentare d’emergenza. Secondo questa indagine, 1,1 milioni di persone - circa il
30% della popolazione che vive fuori dalla capitale Bangui - sono impossibilitate
a sfamarsi in maniera regolare o necessitano di assistenza alimentare. Almeno la metà
degli stimati 395.000 sfollati nella Repubblica Centrafricana non ha accesso a una
quantità sufficiente di cibo sano e nutriente, necessario per condurre una vita attiva
e in salute. Da quando è scoppiato il conflitto, nel dicembre 2012, molti agricoltori
hanno lasciato le proprie fattorie, abbandonando i raccolti; la maggior parte delle
famiglie dice che il loro bestiame è stato rubato mentre altre, per paura di dover
lasciare le case o per evitare saccheggi, hanno venduto gli animali e le sementi.
Le zone dove la popolazione ha più difficoltà a reperire il cibo sono Ouham, Ouham-Pende
e Nana Gribizi nel Nord, Vakaga e Bamingui-Bangoran nel Nord-Ovest. Tuttavia, sacche
di insicurezza alimentare esistono in tutto il Paese. “Serve un’azione urgente affinchè
cessino immediatamente le violenze nel Paese consentendo a centinaia di migliaia di
persone di fare ritorno alle proprie case e fattorie”, ha dichiarato Housainou Taal,
rappresentante nella Repubblica Centrafricana del World Food Program (WTO), l’organizzazione
delle Nazioni Unite che combatte la fame nel mondo. “Facciamo appello alle parti
in conflitto - ha aggiunto - affinché rispettino i diritti dei civili e consentano
l’accesso umanitario al nostro staff per raggiungere quanti hanno più bisogno”. La
preoccupazione del Wfp è che la prossima stagione “del non raccolto” - che in genere
comincia a maggio e contraddistingue il periodo in cui le scorte alimentari sono esaurite
- possa cominciare già all’inizio del prossimo anno. Nel Paese, il cibo disponibile
potrebbe essere non sufficiente a coprire i bisogni della popolazione a gennaio, febbraio
2014. La disorganizzazione del commercio del cotone, la scarsità di forza lavoro disponibile
e il minor raccolto di arachidi - fonte primaria di reddito delle famiglie contadine
- hanno ridotto il potere di acquisto e le attività economiche con maggiori rischi
per le condizioni nutrizionali. Condizioni che potrebbero peggiorare drasticamente
anche a causa delle limitate possibilità di avere accesso alle cure sanitarie di base.
L’agenzia umanitaria dell’Onu - che dal gennaio di quest’anno ha fornito un’assistenza
alimentare vitale a circa 250mila persone nella Repubblica Centrafricana - per continuare
nella sua missione ha bisogno di ulteriori 20 milioni di dollari sino ad aprile 2014.
“Grazie al continuo e generoso sostegno dei nostri donatori - ha concluso Taal -,
intendiamo ampliare l’operazione di assistenza per rispondere rapidamente ai bisogni
di oltre 600.000 persone vulnerabili, inclusi i bambini malnutriti, le donne incinte,
quelle che allattano e i bambini in età scolare”. (A.P.)