2013-11-09 13:03:20

Centrafrica: oltre 1 milione di persone rischiano la fame a causa del conflitto


Sono oltre un milione le persone che, nella Repubblica Centrafricana, rischiano la fame a causa delle violenze nel Paese. E la situazione potrebbe peggiorare a causa dei raccolti ridotti e di una drastica riduzione delle attività economiche. Lo denunciano le Nazioni Unite, le Organizzazioni non-governative e il governo della Repubblica Centrafricana, che hanno condotto congiuntamente una missione di verifica della sicurezza alimentare d’emergenza. Secondo questa indagine, 1,1 milioni di persone - circa il 30% della popolazione che vive fuori dalla capitale Bangui - sono impossibilitate a sfamarsi in maniera regolare o necessitano di assistenza alimentare. Almeno la metà degli stimati 395.000 sfollati nella Repubblica Centrafricana non ha accesso a una quantità sufficiente di cibo sano e nutriente, necessario per condurre una vita attiva e in salute. Da quando è scoppiato il conflitto, nel dicembre 2012, molti agricoltori hanno lasciato le proprie fattorie, abbandonando i raccolti; la maggior parte delle famiglie dice che il loro bestiame è stato rubato mentre altre, per paura di dover lasciare le case o per evitare saccheggi, hanno venduto gli animali e le sementi. Le zone dove la popolazione ha più difficoltà a reperire il cibo sono Ouham, Ouham-Pende e Nana Gribizi nel Nord, Vakaga e Bamingui-Bangoran nel Nord-Ovest. Tuttavia, sacche di insicurezza alimentare esistono in tutto il Paese. “Serve un’azione urgente affinchè cessino immediatamente le violenze nel Paese consentendo a centinaia di migliaia di persone di fare ritorno alle proprie case e fattorie”, ha dichiarato Housainou Taal, rappresentante nella Repubblica Centrafricana del World Food Program (WTO), l’organizzazione delle Nazioni Unite che combatte la fame nel mondo. “Facciamo appello alle parti in conflitto - ha aggiunto - affinché rispettino i diritti dei civili e consentano l’accesso umanitario al nostro staff per raggiungere quanti hanno più bisogno”. La preoccupazione del Wfp è che la prossima stagione “del non raccolto” - che in genere comincia a maggio e contraddistingue il periodo in cui le scorte alimentari sono esaurite - possa cominciare già all’inizio del prossimo anno. Nel Paese, il cibo disponibile potrebbe essere non sufficiente a coprire i bisogni della popolazione a gennaio, febbraio 2014. La disorganizzazione del commercio del cotone, la scarsità di forza lavoro disponibile e il minor raccolto di arachidi - fonte primaria di reddito delle famiglie contadine - hanno ridotto il potere di acquisto e le attività economiche con maggiori rischi per le condizioni nutrizionali. Condizioni che potrebbero peggiorare drasticamente anche a causa delle limitate possibilità di avere accesso alle cure sanitarie di base. L’agenzia umanitaria dell’Onu - che dal gennaio di quest’anno ha fornito un’assistenza alimentare vitale a circa 250mila persone nella Repubblica Centrafricana - per continuare nella sua missione ha bisogno di ulteriori 20 milioni di dollari sino ad aprile 2014. “Grazie al continuo e generoso sostegno dei nostri donatori - ha concluso Taal -, intendiamo ampliare l’operazione di assistenza per rispondere rapidamente ai bisogni di oltre 600.000 persone vulnerabili, inclusi i bambini malnutriti, le donne incinte, quelle che allattano e i bambini in età scolare”. (A.P.)







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