Dopo il taglio di "rating" della Francia da parte di S&P, borse negative
Borse europee ancora negative dopo la seduta in ribasso a Wall Street e in Asia. Oltre
al taglio del rating sulla Francia, da AA+ a AA, da parte di Standard & Poors, pesano
sui listini i timori per una stretta al piano di riacquisto dei bond da parte della
statunitense Fed. Negli Stati Uniti, infatti, dopo i dati in crescita di giovedì sul
Pil, c’è attesa per i dati che saranno pubblicati sulla disoccupazione. Se anche questi
dovessero essere positivi, è immaginabile proprio una riduzione del supporto della
Fed che potrebbe avere effetti negativi sui mercati europei. Del declassamento della
Francia e delle prospettive per l’Europa, Fausta Speranza ha parlato con l’economista
Paolo Guerrieri, docente all’Università La Sapienza di Roma:
R. - L’economia
francese va male, i conti francesi vanno male. Quindi, è stata una presa d’atto, forse
troppo rimandata. La Francia è in serie difficoltà, perché in realtà non attua quelle
politiche che sarebbero necessarie. Si spera in una reazione del governo e del presidente
Hollande, affinché vengano messe in campo quelle misure da tempo invocate.
D.
- Misure verso quale direzione?
R. - Su due fronti: da un lato, ci sono misure
di austerità che la Francia ancora non ha preso, ma dall’altro c’è soprattutto il
rilancio della competitività. Il sistema produttivo francese, in qualche modo, è in
grave difficoltà da anni perché non sono state prese delle misure di liberalizzazione,
di ristrutturazione, di rilancio che altri Paesi in realtà hanno varato da tempo.
Quindi, si continua a rimandare, a rinviare. Questa è stata, per ora, la politica
del governo francese.
D. - Gli Stati uniti stanno registrando segnali positivi
e dunque l’intervento della Fed si riduce. Questo può avere ripercussioni negative
per l’Europa dove la Bce taglia il tasso del denaro. Ma questo basta? Che altro si
deve fare?
R. - La riduzione del tasso di interesse era assolutamente necessaria
e, se si vuole, scontata. Purtroppo non basterà, perché temo che in realtà il rientro
di una politica monetaria ultraespansiva americana e quindi le decisioni della Fed
saranno ancora rinviate, nonostante la situazione stia migliorando sensibilmente come
abbiamo sentito dai dati. Quindi, in realtà noi stiamo giocando una partita nei confronti
degli Stati Uniti e del Giappone, che usano le politiche monetarie in una chiave ultraespansiva,
con una Banca centrale europea che ha poteri e strumenti limitati. Ancora una volta,
è la mancanza d’Europa che ci penalizza fortemente a livello economico.
D.
- Che altro dire in questo momento di politiche europee?
R. – Bisogna prima
di tutto spingere fortemente perché poi la Banca centrale europea decida di fare quello
che può fare, vale a dire mettere in atto, sebbene in stile europeo, delle cosiddette
forme di quantitative easing. In altre parole, la Banca centrale compra direttamente
dei titoli che vengono in qualche modo emessi e che, a questo punto, potrebbero non
essere i titoli sovrani - perché qui in Europa sarebbe un gran problema - ma potrebbero
essere i titoli delle imprese. Quindi, la Bce deve fare una politica monetaria che
sia in qualche modo in linea e in riposta a quello che stanno facendo ormai da tempo
Giappone e Stati Uniti. Secondo, bisogna rilanciare la domanda interna dell’area dell’euro:
questa famosa ripresa, di cui tanto ormai parliamo, è un modestissimo rimbalzo congiunturale.
In questo modo, con un euro che si rafforza proprio in conseguenza di queste politiche
diverse che vengono fatte a livello europeo, questa seppur modesta ripresa rischia
in realtà di ridursi ancor di più. Quindi, c’è assolutamente bisogno di misure che
sostengano la domanda interna. La Germania deve uscire da questa sorte di continue
politiche restrittive, bisogna prendere in qualche modo delle decisioni di investimento
a livello europeo. Il Consiglio europeo a fine anno dovrebbe varare misure di questo
genere, altrimenti ci troveremo un 2014 di pieno ristagno a livello di area euro.
Per l’Italia, sarebbe naturalmente estremamente negativo, per non dire altro.