Sinodo sulla famiglia. Mons. Menichelli: la Chiesa è vicina ai divorziati risposati
Il documento preparatorio del Sinodo straordinario sulla famiglia, pubblicato martedi,
parte dalla costatazione che la crisi sociale e spirituale che viviamo rappresenta
una sfida pastorale per l’evengelizzazione della famiglia. Per approfondire questo
e altri aspetti del testo Fabio Colagrande ha intervistato mons.Edoardo
Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimoe delegato per la famiglia della
Conferenza episcopale marchigiana:
R. - L’evangelizzazione
è l’annuncio della Parola di Dio e l’annuncio di una storia di salvezza. Questa evangelizzazione
si contestualizza nel tempo e si storicizza secondo dei tempi, attraverso i quali
la Parola non cambia, cambia la modalità con la quale questa Parola viene annunciata,
testimoniata, celebrata e vissuta. Nel tempo attuale, rispetto al tema della famiglia,
credo che ci troviamo in presenza di due crisi fondamentali: la prima è la crisi del
matrimonio, la seconda quella del matrimonio come Sacramento che, secondo me, è derivante
dalla prima. Viviamo in un’epoca in cui il progetto originario, - quello posto nella
Genesi, che era per l’uomo e per la donna - è in crisi, perché tutti vogliono tutto
del matrimonio, ma non vogliono il matrimonio: si è indebolito il senso del dono,
dell’appartenenza, di una scelta per la vita. Questa crisi è inscritta all’interno
di una crisi di fede; in questo modo allora entra in crisi anche il matrimonio sacramento
perché non sempre c’è la consapevolezza di quello che il matrimonio sacramento è,
di quello che chiede, e di che tipo di preparazione, di disponibilità interiore siano
necessarie. Allora il nostro compito è proprio questo: riprendere il Vangelo del matrimonio,
sul quale poi poggia per noi il Vangelo della famiglia.
D. - Quanto è importante,
proprio per affrontare questa sfida pastorale, che la Chiesa oggi si metta in ascolto
dei problemi e delle attese che vivono tante famiglie?
R. - Questa credo che
sia una grande novità e una grande ricchezza. Credo che questo sia nato dall’intuizione
di Papa Francesco che vuole percepire ancora di più la realtà non per condannarla,
ma per aiutarla, per sostenerla, per – come direbbe con le sue parole – evangelizzare
nello stesso tempo la misericordia e la verità. Noi sappiamo che ci sono tante situazioni
particolari, tante ferite sulla realtà sponsale e su quella familiare. Il compito
della Chiesa è di usare misericordia e dire la parola di verità. E questo naturalmente
va fatto nella prospettiva dell’impegno pastorale. Non siamo chiamati a condannare,
siamo chiamati ad accompagnare per riprendere saggezza e sapienza che derivano dalla
Parola di Dio.
D. – Un atteggiamento misericordioso e la tenerezza nei confronti
delle persone ferite, invitano anche a esaminare questioni delicate come quella dei
divorziati risposati. Questo è un tema pastorale che resta problematico …
R.
- Sì, resta problematico, resta attuale, ma porto anche qui la mia esperienza. In
diocesi, ormai da due anni, abbiamo cominciato un itinerario di accompagnamento di
questi fratelli e di queste sorelle. Seguiamo più di 80 persone che con regolarità
partecipano agli incontri, vivono insieme delle giornate; tutto questo per far percepire
che la Chiesa è vicina a loro, che non siamo lì per condannare. Ma qui bisogna essere
molto attenti: il discorso dell’accompagnamento della misericordia non è “condono
della verità e della Parola di Dio”, vuole essere un accompagnamento che educa, che
porta alla rilettura della propria vita, che porta ad accogliere, anche con pazienza,
qualche volta la durezza della Parola di Dio, perché la Parola di Dio, come dicono
gli Atti degli Apostoli, qualche volta è amara. Ma se tutto questo viene fatto sul
versante di una tenerezza umana e di una paternità spirituale le persone capiscono
bene. Poi a questo riguardo, è necessario fare un po’ di chiarezza, perché non sempre
chi è divorziato è escluso dalla Comunione, non sempre chi è separato è escluso da
un servizio nella vita della Chiesa. Bisogna parlarci, bisogna ragionarci, bisogna
vedere il tutto, e bisogna essere sempre molto, ma molto pazienti.