Programma nucleare iraniano, spiragli dai colloqui di Ginevra
L'intesa sul programma nucleare iraniano è possibile entro una settimana. Così il
ministro degli esteri di Teheran, Mohammad Javad Zarif, che si trova a Ginevra per
i colloqui con i Paesi del gruppo 5+1, ovvero Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna
più la Germania. Stati Uniti ed Europa chiedono il congelamento del programma nucleare
in cambio di un alleggerimento delle sanzioni. Il round di negoziati chiuderà domani.
Massimiliano Menichetti ne ha parlato con Isabella Abbate di archivio
Disarmo:
R. - Bisogna
tener conto del fatto che sono anni che si tentano negoziati con l’Iran per cercare
di limitare l’arricchimento di uranio e la costruzione di nuove centrali nucleari.
Il problema principale è che ufficialmente le dichiarazioni sono: arricchimento per
scopi civili, quindi per mandare avanti i reattori di ricerca e per il fabbisogno
interno della nazione.
D. – La situazione nucleare iraniana è stata controllata
anche dagli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, l’Aiea. Cosa
hanno trovato questi scienziati?
R. – Effettivamente non hanno trovato nulla
di più di quello che ufficialmente l’Iran aveva decretato di avere - ovvero uranio
arricchito – e confermato che non si stanno producendo armi. Tuttavia bisogna tener
presente che non tutti i reattori sono stati ispezionati dall’Aiea, perché l’Iran
non ha dato l’ok alla loro apertura; in particolare nello stabilimento situato a Parkin,
vicino Teheran - conosciuto per la produzione di energia nucleare per scopi civili
– non si sa se si stia procedendo anche alla fabbricazione di armi nucleari.
D.
– Ci sono prospettive secondo lei?
R. – Sicuramente sì, soprattutto perché
il nuovo presidente Rohani ha dimostrato ampiamente di voler portare avanti il dialogo
non soltanto bilaterale, in particolare con Russia e Stati Uniti. Tuttavia la situazione
si complica dal momento in cui sono negate le ispezioni dell’Aiea in alcuni siti e
benché le buone intenzioni di Rohani siano state espresse di recente anche nei confronti
del presidente Obama, la situazione internazionale non aiuta a trovare un accordo
definitivo, pensiamo in particolare anche alla questione della Siria. Però, data la
nuova posizione di Rohani mai dire mai.
D. – Gli stabilimenti di produzione
di energia nucleare a scopo civile possono essere riconvertiti anche a scopo militare?
R.
– Sicuramente possono essere riconvertiti. Di uranio arricchito l’Iran ne ha in quantità
e dall’uranio arricchito alla costruzione di armi il passaggio è breve. È sempre stato
questo il punto di incertezza della situazione nucleare iraniana; ad esempio, anche
il fatto che l’ambasciatore della Repubblica dell’Iran in Italia ha più volte affermato
che, storicamente parlando, l’Iran non potrebbe mai costruire armi di distruzione
di massa, proprio perché l’AyatollahKhomeini in svariate occasioni aveva già
affermato che costruire armi di distruzione di massa era contrario ad ogni principio
iraniano. Però un così pesante arricchimento di uranio ed una così netta volontà di
voler incrementare le proprie risorse e la propria capacità produttiva lascia pensare
che probabilmente il passaggio sia breve. Tutto dipende dai fattori politici, di politica
internazionale soprattutto.
D. – Al di là di quello che uscirà da questa tornata
di colloqui, mi sembra di capire che è fondamentale, o comunque lo diventa, consentire
agli ispettori dell’Aiea in maniera totale l’ispezione di ogni sito che produce chiaramente
energia nucleare…
R. – Sicuramente. Infatti, uno dei punti contestati dagli
esperti dell’Aiea è appunto questo. Tuttavia il presidente Rohani credo – da quello
che si evince dalle sue dichiarazioni – che ce la stia mettendo tutta per venir incontro
alle diverse istanze.