2013-11-06 07:18:55

È il democratico De Blasio il nuovo sindaco di New York. Netta la vittoria sul conservatore Lotha


"E’ ora di metterci subito al lavoro per attuare il nostro programma. La nostra missione è quella di dare a tutti le stesse opportunità e di combattere le ineguaglianze in ogni angolo della citta'". Sono le prime parole del neo sindaco di New York, Bill De Blasio, il primo democratico da 20 anni. E’ italo americano e si è imposto con il 73% dei consensi, contro il 25% del rivale repubblicano. A De Blasio sono giunte le congratulazioni del presidente, Obama. Da New York, Elena Molinari:RealAudioMP3

Inizia a New York l’era De Blasio. Il democratico italoamericano ha conquistato la poltrona di primo cittadino con il previsto plebiscito, proponendosi come l’uomo del cambiamento. Se Bloomberg era infatti un miliardario dal guardaroba e i modi impeccabili, bassino e minuto, De Blasio è un ex funzionario del Comune che manda i figli alla scuola pubblica, un gigante di due metri che si fa fotografare in tuta mentre porta la biancheria in lavanderia. De Blasio ha cavalcato un messaggio populista di ridistribuzione del reddito, dipingendo l’indipendente Bloomberg come ben più conservatore di quello che è stato. Originario del materatese, il nuovo sindaco della Grande Mela ha promesso di battersi per una metropoli dove i ricchi paghino piu’ tasse per migliorare i servizi pubblici ovunque, da Brooklyn al Queens, dal Bronx a Staten Island, e non solo nella Manhattan delle banche. Nel vicino New Jersey invece ha vinto in controtendenza nazionale un repubblicano, Chris Christie, aggiudicandosi un secondo mandato grazie al voto di neri, donne e ispanici. In Virginia, affermazione di Terry McAuliffe sull'esponente del TeaParty Ken Cucinelli.

Per un commento sulla vittoria di Bill De Blasio, Giada Aquilino ha intervistato Paolo Mastrolilli, inviato del quotidiano La Stampa a New York: RealAudioMP3

R. - Considerando l’affermazione del nuovo sindaco, evidentemente molti degli elettori che avevano sostenuto in passato Bloomberg e forse anche Giuliani o non sono andati alle urne o hanno scelto lui. Questo significa naturalmente che la città era pronta ad un cambiamento. De Blasio ha fatto una campagna elettorale impostata sul fatto che ci sono due città a New York: quella che è prospera, ricca e vive bene e la New York povera, che fatica ad arrivare alla fine del mese. Ha basato tutta quanta la sua campagna sulla promessa di cercare di riequilibrare la città, di superare queste disuguaglianze. Evidentemente è un messaggio che in questo momento di crisi economica ha colpito gli elettori, che hanno scelto in massa di sostenerlo e di scommettere sul suo programma.

D. - Questi, però, sono obiettivi non facili da raggiungere…

R. - Lo ha detto lui stesso, commentando la propria vittoria: ha detto che il suo successo è semplicemente il primo passo. E’ una situazione molto difficile, perché la città sta uscendo da una crisi che è stata assai grave. De Blasio ha proposto, fra le altre cose, di aumentare la tasse alle persone che guadagnano più di mezzo milione di dollari all’anno, per usare poi questi soldi soprattutto per finanziare l’istruzione dal momento iniziale - quindi sin dall’asilo - e per cercare di dare a tutti quanti la possibilità di affermarsi nella vita. Naturalmente sono diversi i fronti sui quali bisogna intervenire e non sarà facile per il nuovo sindaco, che oltretutto dovrà anche garantire che la timida ripresa che è in corso nella città continui e che non ci siano problemi di sicurezza. In passato questa era stata un’altra cosa che aveva frenato molto New York: la criminalità. Negli anni delle due amministrazioni repubblicane di Giuliani e Bloomberg si è effettivamente ridotta.

D. - Come ne escono i conservatori dal voto?

R. - I conservatori escono molto malconci dal voto e non tanto per quello che è successo a New York, perché in realtà i sindaci che avevano governato New York di parte repubblica, Giuliani e in particolare Bloomberg, erano dei repubblicani un po’ atipici. Bloomberg soprattutto era un ex membro del partito democratico e quindi un repubblicano liberal. Il risultato forse più significativo per i conservatori è, invece, quello che è avvenuto in New Jersey, dove il governatore Christie è stato rieletto - e anche lì a valanga - nonostante, secondo i sondaggi, la maggior parte degli abitanti del New Jersey non abbia una visione positiva del partito repubblicano. Questo significa in sostanza che gli elettori sono scontenti di come il partito repubblicano si stia comportando a Washington, di quello che ha fatto, per esempio, provocando lo shutdown del governo e quasi una crisi internazionale sulla questione del debito, spinto dalla parte estrema del partito, cioè il Tea Party. E lo stesso Christie ha detto ai suoi colleghi del partito repubblicano che, se è riuscito a vincere in uno Stato democratico come il New Jersey, qualcuno a Washington deve accendere la televisione, sintonizzarsi su quello che sta accadendo nel suo Stato, per prendere esempio e cambiare la linea del Gop (Grand Old Party) anche a livello nazionale.










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