Vescovi africani: "no" a miseria, sfruttamento dei poveri e risorse naturali
I vescovi africani dicono “no alla miseria” in un messaggio a conclusione della riunione
a Bujumbura, in Burundi, del coordinamento Giustizia e pace del Secam (Simposio delle
Conferenze episcopali di Africa e Madagascar, che ha sede ad Accra, in Ghana). Nel
testo inviato all'agenzia Sir e firmato da mons. Gabriel Justice Yaw Anokye, arcivescovo
di Koumassi (Ghana) e vicepresidente del Secam, elencano chiaramente ciò che produce
miseria in Africa e Madagascar. Esprimono un “netto rifiuto dello sfruttamento dei
più poveri e dei più deboli, la riduzione in schiavitù, il traffico dei nostri bambini
e dei loro organi”; denunciano “l’insicurezza crescente in alcuni Paesi e regioni
del continente”, ricordando “le violenze e le vessazioni criminali in Centrafrica,
i conflitti ricorrenti nella Repubblica Democratica del Congo, il fanatismo e l’estremismo
religioso in Nigeria, Mali, Egitto, Somalia, Kenya e Tanzania”. I vescovi dicono “no”
allo “sfruttamento ingiusto delle nostre risorse naturali, con l’industria mineraria
che provoca conflitti violenti e criminali”. Il loro auspicio è che “gli Stati africani
abbiano il coraggio di scrivere e votare delle leggi che proteggano le rispettive
risorse naturali”. E chiedono ai Paesi di percorrere la strada del “buon governo,
che esclude tutte le forme di corruzione e cattiva gestione”. I vescovi africani esprimono
poi preoccupazione per la gestione delle acque del fiume Nilo, da cui dipende “il
benessere minimo delle popolazioni e dei Paesi sulle sue rive”. A questo proposito
invitano ad “un dialogo paziente e fruttuoso”. Si impegnano, inoltre, per “una cultura
democratica rispettosa della libertà d’opinione”, chiedendo “una democrazia che tenga
conto dei diritti dell’immigrato e affronti senza ipocrisia la questione dei rifugiati
nel rispetto della loro dignità umana fondamentale”. Tra le richieste: “il rispetto
della Costituzione di ogni Paese, offrendo ai cittadini la possibilità di una alternanza
politica”. Per ciò che riguarda i crimini contro l’umanità, si dicono favorevoli “al
diritto legale e penale”. I vescovi africani, come hanno fatto alcune settimane fa
in un messaggio specifico sulla tragedia del 3 ottobre a Lampedusa, esprimono poi
un pensiero speciale per le vittime del naufragio e le loro famiglie. Si impegnano,
infine, a rafforzare le loro strutture Giustizia e pace “per un dialogo efficace con
i popoli africani, le organizzazioni della società civile, i diversi gruppi religiosi
e i governi”. (R.P.)