2013-11-06 20:26:57

Italia: politica, società civile e Ong a confronto sul ruolo della cooperazione internazionale


Ad un anno dal Forum sulla Cooperazione Internazionale allo Sviluppo svoltosi a Milano nell’ottobre scorso e in vista della legge di stabilità, rappresentanti delle principali forze politiche e della società civile, esponenti di governo come il Vice Ministro degli Esteri Lapo Pistelli e organizzazioni non governative si sono confrontati su efficacia degli aiuti, risorse, coerenza delle politiche, informatizzazione del settore e divulgazione di un tema come la cooperazione internazionale che rappresenta una grande risorsa per l'Italia. Durante il tavolo di lavoro a Montecitorio Federica Baioni ha intervistato Luca de Fraia del Coordinamento dei Network Internazionali (Cini) tra i promotori dell’evento: RealAudioMP3

R. – Sicuramente, in questo anno molto difficile per il nostro Paese abbiamo avuto la riconferma che le politiche di cooperazione fanno parte dell’agenda di governo. In questo contesto di riduzione di costi amministrativi è un fatto molto importante aver confermato questo profilo. La seconda considerazione è che proprio in questi giorni si sta discutendo una legge di stabilità, un percorso molto difficile ma abbiamo verificato la disponibilità di governo e parlamento di recuperare e confermare le risorse perlomeno ai livelli dell’anno passato.

D. – Il presidente Napolitano definisce la cooperazione come la politica estera nel senso più nobile, quindi vede l’Italia coinvolta in prima battuta con i Paesi internazionali. Che cosa ne pensate?

R. – Sicuramente, una visione avanzata. Da una persona così autorevole che ha una lunga storia, è molto importante. Per molto tempo, la politica estera è stata considerata una sorta di nicchia a sé stante o una politica che parla di relazioni tra Stati e basta. Aprire, giustamente, ad una nuova concezione che vede la cooperazione parte della politica estera vuol dire prendere in considerazione i rapporti tra i popoli, in primo luogo, e poi praticare i principi costituzionali, cioè che l’Italia ripudia la guerra e che quindi si devono usare altri strumenti, in buona sostanza, anche in situazioni complicate e di conflitto, per portare pace e sviluppo.

D. – Un altro punto importante di cui si è discusso è l’inclusione delle imprese italiane, del sistema-Italia, a livello internazionale. Ce ne vuole parlare?

R. – Questo governo ha introdotto alcune modifiche alla normativa per la cooperazione e lo sviluppo che dovrebbe facilitare l’intervento di imprese italiane in imprese miste, quindi in Paesi partner. Ora, è un tema di cui si discute ampiamente a livello globale e ha diverse sfumature. Questo vuol dire semplicemente una cosa, che quando si parla del ruolo dell’impresa privata nella cooperazione e sviluppo, bisogna assumere certe accortezze. Come società civile siamo convinti che l’impresa privata faccia parte, ovviamente, dei processi di sviluppo. A volte ci interroghiamo sul fatto che sia necessario o opportuno usare l’aiuto pubblico allo sviluppo per sostenere il settore privato e, in particolare, per sostenere il settore privato italiano. Ecco: all’interno di queste coordinate saremmo più che pronti a discutere di questa materia, specialmente nel contesto di quella che sembra essere una proposta di riforma di legge del sistema della cooperazione.

D. – C’è richiesta di Italia, nel mondo?

R. – Secondo me, c’è richiesta di Europa e quindi c’è richiesta d’Italia. Basta viaggiare un minimo e rendersi conto che l’Italia è comunque un brand molto apprezzato. E’ importante, però, che l’Italia sappia presentarsi nella sua complessità, e la cooperazione e sviluppo fa parte di questo biglietto da visita che l’Italia può utilizzare. E’ importante, e credo che oggi il vice ministro l’abbia detto, che gli interventi italiani siano concentrati, focalizzati: investiamo risorse limitate e quindi è estremamente utile farlo con attenzione, concentrandosi su Paesi e su settori.







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