Italia: politica, società civile e Ong a confronto sul ruolo della cooperazione internazionale
Ad un anno dal Forum sulla Cooperazione Internazionale allo Sviluppo svoltosi a Milano
nell’ottobre scorso e in vista della legge di stabilità, rappresentanti delle principali
forze politiche e della società civile, esponenti di governo come il Vice Ministro
degli Esteri Lapo Pistelli e organizzazioni non governative si sono confrontati su
efficacia degli aiuti, risorse, coerenza delle politiche, informatizzazione del settore
e divulgazione di un tema come la cooperazione internazionale che rappresenta una
grande risorsa per l'Italia. Durante il tavolo di lavoro a Montecitorio Federica
Baioni ha intervistato Luca de Fraia del Coordinamento dei Network Internazionali
(Cini) tra i promotori dell’evento:
R. – Sicuramente,
in questo anno molto difficile per il nostro Paese abbiamo avuto la riconferma che
le politiche di cooperazione fanno parte dell’agenda di governo. In questo contesto
di riduzione di costi amministrativi è un fatto molto importante aver confermato questo
profilo. La seconda considerazione è che proprio in questi giorni si sta discutendo
una legge di stabilità, un percorso molto difficile ma abbiamo verificato la disponibilità
di governo e parlamento di recuperare e confermare le risorse perlomeno ai livelli
dell’anno passato.
D. – Il presidente Napolitano definisce la cooperazione
come la politica estera nel senso più nobile, quindi vede l’Italia coinvolta in prima
battuta con i Paesi internazionali. Che cosa ne pensate?
R. – Sicuramente,
una visione avanzata. Da una persona così autorevole che ha una lunga storia, è molto
importante. Per molto tempo, la politica estera è stata considerata una sorta di nicchia
a sé stante o una politica che parla di relazioni tra Stati e basta. Aprire, giustamente,
ad una nuova concezione che vede la cooperazione parte della politica estera vuol
dire prendere in considerazione i rapporti tra i popoli, in primo luogo, e poi praticare
i principi costituzionali, cioè che l’Italia ripudia la guerra e che quindi si devono
usare altri strumenti, in buona sostanza, anche in situazioni complicate e di conflitto,
per portare pace e sviluppo.
D. – Un altro punto importante di cui si è discusso
è l’inclusione delle imprese italiane, del sistema-Italia, a livello internazionale.
Ce ne vuole parlare?
R. – Questo governo ha introdotto alcune modifiche alla
normativa per la cooperazione e lo sviluppo che dovrebbe facilitare l’intervento di
imprese italiane in imprese miste, quindi in Paesi partner. Ora, è un tema di cui
si discute ampiamente a livello globale e ha diverse sfumature. Questo vuol dire semplicemente
una cosa, che quando si parla del ruolo dell’impresa privata nella cooperazione e
sviluppo, bisogna assumere certe accortezze. Come società civile siamo convinti che
l’impresa privata faccia parte, ovviamente, dei processi di sviluppo. A volte ci interroghiamo
sul fatto che sia necessario o opportuno usare l’aiuto pubblico allo sviluppo per
sostenere il settore privato e, in particolare, per sostenere il settore privato italiano.
Ecco: all’interno di queste coordinate saremmo più che pronti a discutere di questa
materia, specialmente nel contesto di quella che sembra essere una proposta di riforma
di legge del sistema della cooperazione.
D. – C’è richiesta di Italia, nel
mondo?
R. – Secondo me, c’è richiesta di Europa e quindi c’è richiesta d’Italia.
Basta viaggiare un minimo e rendersi conto che l’Italia è comunque un brand
molto apprezzato. E’ importante, però, che l’Italia sappia presentarsi nella sua complessità,
e la cooperazione e sviluppo fa parte di questo biglietto da visita che l’Italia può
utilizzare. E’ importante, e credo che oggi il vice ministro l’abbia detto, che gli
interventi italiani siano concentrati, focalizzati: investiamo risorse limitate e
quindi è estremamente utile farlo con attenzione, concentrandosi su Paesi e su settori.