Decreto scuola allerta le famiglie: dubbi su “educazione all’affettività” e “stereotipi
di genere”
In Italia, polemiche e timori sta sollevando un decreto legge in tema di scuola, approvato
in via definitiva dal Senato, che, tra gli altri provvedimenti, stanzia 10 milioni
di euro per le attività di formazione dei docenti al fine di aumentare le “competenze
– si legge nel testo – relative all’educazione all’affettività, al rispetto delle
diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di
genere”. Roberta Gisotti ha intervistato Maria Grazia Colombo, già presidente
dell’Associazione genitori scuola cattolica (Agesc) e membro del direttivo del Forum
delle famiglie:
R. – Ci preoccupa
perché è tutta materia che va concordata con le famiglie! Stiamo parlando di questioni
etiche e di questioni delicatissime dove l’alleanza scuola-famiglia è fondamentale.
D. – Si nota in particolare l’uso del termine “genere” al posto di sessualità…
R.
– E non a caso. Noi abbiamo alle spalle un documento della Fornero, ex ministro del
lavoro e delle Pari opportunità, che si chiama “Strategia nazionale per la prevenzione
e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità
di genere”, che è un testo che è stato approvato dall’Italia su suggerimento del Consiglio
d’Europa per una lotta contro le discriminazioni che noi tutti non vogliamo: chi vuole
una discriminazione riguardo agli omosessuali o chiunque altro? Però il progetto è
più ampio: far passare a tutti una cultura che riguarda particolari condizioni che
sono di alcuni e che vanno guardate con attenzione, assolutamente senza discriminazioni,
ma sapendo che sono dei fenomeni particolari.
D. – Dott.ssa Colombo, quindi,
scompaiono i termini “uomo”, “donna”, “maschio”, “femmina” e dobbiamo pensare che
scomparirà anche l'epressione famiglia tradizionale, uomo-donna-figli?
R. –
Penso sia diventato come "crudele" affermare alcune verità: per cui se parliamo di
padre, madre, uomo, donna, non siamo attenti alle diversità. Questo è un imbroglio!
Prima di tutto ai nostri ragazzi, ai nostri figli. Che cosa insegniamo loro? La certezza
di un padre e di una madre, di un generare che è naturale, umano: non è cattolico,
è umano! Dentro questa realtà evidentemente ci sono anche tante altre storie che vanno
guardate. Per questo, noi come Forum siamo contro la legge sull’omofobia. Perché parlare
di omofobia vuol dire parlare di tutto, ma vuol dire innescare un meccanismo, una
contrapposizione che è deleteria. Noi siamo contro la violenza che va a scapito degli
omosessuali o di chi ha delle diversità, ma non è questa l’omofobia: l’omofobia è
un termine che purtroppo ci mette tutti in clima di contrapposizione ideologica, culturale,
molto pesante. E quando ad esempio si vogliono organizzare degli incontri, dove si
vuol capire e si vuole entrare dentro le dinamiche di questi grandi problemi e grandi
contraddizioni che abbiamo in atto: si è subito tacciati di omofobia. Su questo noi
dobbiamo fare delle riflessioni molto serie, molto pacate, molto accoglienti, se vogliamo
– usando una parola di Papa Francesco – ma comunque serie e vere.
D. – Un
aspetto inquietante è che questi testi vengono calati dall’alto, direi quasi imposti
senza che ci sia un consenso popolare…
R. – Esatto! Questa è la cosa più pericolosa,
perché si insinuano ed entrano nella cultura e nel parlare e nel vivere della normalità
della gente in un modo così subdolo, che poi poco alla volta cambia gli occhi, lo
sguardo delle persone. Per cui, l’affermare poi certe verità diventerà sempre più
difficile e diventerà, come dire, quasi un atto di coraggio. Non voglio fare dell’allarmismo,
non mi piace fare delle crociate su queste cose. Ma bisogna essere molto realisti,
bisogna guardare in faccia le questioni e mettere in atto quella che noi definiamo
la cittadinanza pubblica della fede, vale a dire che noi anche come cattolici abbiamo
dentro una proposta di fede e di umano che non è solo per noi, ma vale per tutti.