Superiori maggiori italiani a confronto su Concilio Vaticano II e vita religiosa
"Il Concilio Vaticano II e la vita religiosa, fedeltà e rinnovamento: é il tema dell’assemblea
generale della Conferenza italiana dei Superiori maggiori, aperta lunedì ad Abano
Terme, nei pressi di Padova. Fabio Colagrande ha girato al presidente della
Cism, padre Luigi Gaetani, l’interrogativo posto da Papa Francesco: "Dopo 50
anni, abbiamo fatto tutto quello che ci ha detto lo Spirito Santo nel Concilio?"
R. - Noi vogliamo
proprio stare dentro questo solco indicato dal Papa attraverso questa domanda che
diventa una provocazione, ma anche un impegno, perché sicuramente il Concilio è stato
applicato solo parzialmente in questi 50 anni. Come era giusto che fosse - per alcuni
versi - tenuto conto che non si è trattato di un fatto, ma di un evento: non abbiamo
avuto semplicemente una ventata di Spirito Santo, ma realmente lo Spirito Santo è
entrato dentro questa realtà che è la Chiesa, l’ha posta in relazione con il mondo.
Ha avuto l’ardire e lo Spirito - come sempre, no? - di mettere un po’ sottosopra quello
che noi siamo. Credo che il Papa stia dando il suo grande contributo, perché il Papa
sta portando i colori e i sapori dell’aria fresca del Concilio Vaticano II, fatta
di parole semplici, di gesti calorosi e quindi capacità di leggere i segni dei tempi
e dei luoghi per vivere veramente l’essere Chiesa oggi.
D. - Cosa significa,
per chi conduce una vita religiosa, cercare di coniugare oggi fedeltà e rinnovamento?
R.
- Coniugare fedeltà e rinnovamento significa uscire dalla logica del pendolo, dove
la fedeltà si colloca ad un estremo e il rinnovamento si colloca in un altro, ed assumere
invece la condizione di quell’interspazio che si dà, molte volte, tra questi due punti
estremi. Quindi significa ritornare nella ferialità per guardare la propria vita,
a partire da quello che accade ogni giorno e vivere la grazia di Dio qui ed ora.
D.
- Per applicare il rinnovamento, soprattutto nella vita religiosa, è importante però
applicare il discernimento: discernere i segni dei tempi…
R. - Il discernimento
è capacità di lettura, perché senza una capacità di lettura a noi ci sfugge il fatto
della storia, dove noi siamo collocati. Ma è anche capacità di vedere: questo vedere
non è una osservazione sulle cose. Capacità di vedere è lasciarsi coinvolgere con
tutti i sensi. Il Papa dice che dobbiamo vedere non solo guardando, ma anche ascoltando,
toccando, entrando cioè in empatia con la realtà, con questo mondo fatto di uomini
e di donne, di persone concretissime che incontriamo nel nostro quotidiano. E’ a partire
da lì che noi dobbiamo imparare a discernere per poter agire, perché una fede che
poi non sia in grado di passare alla storia, di toccare la Carne di Cristo - come
ancora ha ribadito Papa Francesco - rischia di essere una fede pensata, ma non vissuta
e incarnata. Invece no: la carne è cardine di Salvezza; è la cerniera che lega il
divino all’umano, che ci fa da una parte stupire di quello che Dio è, ma anche - come
dire - meravigliarci di quello che l’uomo è: immagine di Dio!