Società, impresa e bene comune: l'utopia incompresa di Adriano Olivetti
Franco Ferrarotti, sociologo, autore del libro: "La concreta utopia di Adriano
Olivetti", (Edizioni Dehoniane Bologna). Oggi
molti sono "olivettiani" e non lo sanno. Molti di quelli che oggi firmano articoli
per lodarlo, cinquant'anni fa si esprimevano nei suoi confronti con distaccata degnazione,
considerandolo un folle o un inconsapevole. I più pietosi lo consideravano un autodidatta,
che quindi si occupava anche dell'organizzazione politica dello Stato senza averne
la preparazione. Olivetti è stato infatti vittima della sua grande capacità
di anticipazione. La preveggenza, rispetto alla saggezza convenzionale, evidentemente
deve pagare un prezzo. Oggi però alcune sue previsioni, come la crisi dei partiti
politici, la crisi della rappresentanza democratica, la mancata sintonia tra la politica
e i bisogni dei cittadini, si stanno verificando. Oggi la nostra società muore - e
noi lo avevamo previsto con largo anticipo - perché un'economia di mercato così preponderante
finisce per tracimare e provocare una 'società di mercato'- che è una contraddizione
in termini - in cui tutti i rapporti personali sono 'utilitaristici'. E'
venuto meno il senso del dono, dello stare insieme, il senso appunto di quella che
per Olivetti era una vera comunità, fatta di comunione di spiriti e compresenza di
corpi.
Imprenditore illuminato, "utopista tecnicamente provveduto", sindaco
e deputato al Parlamento, Adriano Olivetti (1901 - 1960), al quale Rai1 ha dedicato
recentemente una fiction, è stato uno degli italiani più originali e lucidi del Novecento.
Uomo intimamente religioso, convertito al cattolicesimo, laureatosi a Torino, dopo
un soggiorno negli Usa, rinnovò radicalmente l'azienda paterna di Ivrea - la prima
a produrre in Italia macchine per scrivere - trasformandola in una multinazionale,
modello di socialità e industrializzazione senza disumanizzazione. Franco Ferrarotti,
docente emerito di sociologia all'Università La Sapienza di Roma, è stato uno dei
suoi più stretti collaboratori. (Intervista a cura di Fabio Colagrande)