Il segretario di Stato Usa Kerry in M.O.: negoziati di nove mesi per il processo di
pace
Giungere ad un piano definitivo alla fine dei nove mesi di negoziati di pace tra Israele
e palestinesi: è l’obiettivo dichiarato dal segretario di Stato Usa John Kerry, atteso
stasera in Medio Oriente per il suo ennesimo viaggio teso a dare nuovo impulso ai
colloqui. A rovinare il clima l'annuncio che Israele costruirà altre 1.859 case in
Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Immediata la risposta palestinese: ‘ricorreremo
all'Onu’. Salvatore Sabatino ha intervistato Eric Salerno, editorialista
de il Messaggero ed esperto dell’area mediorientale
R. - È l’ultimo
tentativo che ha l’amministrazione Obama di riuscire a raccogliere un successo in
politica estera dopo tutti i fallimenti degli ultimi anni. È forse anche un po’ tardi,
però al momento sembra che il premier Netanyahu stia reagendo sempre - o quasi sempre
- in maniera positiva, anche se poi a livello di azioni le cose cambiano.
D.
- Le cose cambiano: infatti nel frattempo Israele ha pubblicato la proposta di appalto
per circa 1.800 nuove case sia in Cisgiordania sia a Gerusalemme Est. Una posizione,
questa, che rischia di far salire nuovamente la tensione…
R. - Sì, questo è
un problema. È il solito “diamo un contentino ai palestinesi o agli americani”, in
questo caso nel rinegoziare la pace: diamo un contentino ai palestinesi perché rilasciamo
un po’ di prigionieri - che lo erano da molti anni in Israele - e diamo un contentino
ai coloni e alla destra, che ci chiede assolutamente qualcosa in cambio per questa
cosiddetta apertura da parte di Netanyahu. Il problema è che questa strategia è stata
portata avanti da molti governi israeliani e ha portato a una crescita enorme delle
case negli insediamenti, sia nelle case contestate di Gerusalemme, che nei Territori
palestinesi occupati.
D. - Altro problema è rappresentato dalle divisioni in
seno ai palestinesi. Ricordiamo le divisioni tra Cisgiordania e Gaza. Gli Stati Uniti
possono, secondo te, risanare le fratture in qualche modo?
R. - No, non direi
che gli Stati Uniti possono fare molto. Se e quando ci sarà una possibilità di un
accordo tra Israele e i palestinesi mediata dagli Stati Uniti, a quel punto Hamas,
che controlla Gaza, dovrà in qualche modo aprire all’autorità nazionale palestinese
perché sicuramente a quel punto ci sarà una richiesta di referendum oppure si andrà
a uno scontro. Se lo scontro, a quel punto, non sarà solo politico ma militare, sicuramente
l’autorità nazionale palestinese, con l’assistenza - se vogliamo indiretta - degli
Stati Uniti e dei suoi alleati nella regione riuscirà a riprendere il controllo della
Striscia di Gaza.