Il Papa: tutti siamo invitati a festa dal Signore, non accontentiamoci di stare sull’elenco
L’essenza cristiana è un invito a festa. E’ quanto affermato da Papa Francesco alla
Messa di martedì mattina alla Casa Santa Marta. Il Papa ha ribadito che la Chiesa
“non è solo per le persone buone”, l’invito a farne parte riguarda tutti. Ed ha aggiunto
che, alla festa del Signore, si “partecipa totalmente” e con tutti, non si può fare
una selezione. I cristiani, ha dunque avvertito, non si accontentino di “essere nella
lista degli invitati” altrimenti è come “rimanere fuori” dalla festa. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
Le letture del
giorno, ha detto il Papa iniziando la sua omelia, “ci mostrano la carta d’identità
del cristiano”. Ed ha subito sottolineato che “prima di tutto l’essenza cristiana
è un invito: soltanto diventiamo cristiani se siamo invitati”. Si tratta, ha soggiunto,
di “un invito gratuito”, a partecipare, “che viene da Dio”. Per entrare a questa festa,
ha poi avvertito, “non si può pagare: o sei invitato o non puoi entrare”. Se “nella
nostra coscienza”, ha ripreso, “non abbiamo questa certezza di essere invitati” allora
“non abbiamo capito cosa è un cristiano”:
“Un cristiano è uno che è invitato.
Invitato a che? A un negozio? Invitato a fare una passeggiata? Il Signore vuol dirci
qualcosa di più: ‘Tu sei invitato a festa!’. Il cristiano è quello che è invitato
a una festa, alla gioia, alla gioia di essere salvato, alla gioia di essere redento,
alla gioia di partecipare la vita con Gesù. Questa è una gioia! Tu sei invitato a
festa! Si capisce, una festa è un raduno di persone che parlano, ridono, festeggiano,
sono felici. E' un raduno di persone. Io fra le persone normali, mentalmente normali,
mai ho visto uno che faccia festa da solo, no? Ma sarebbe un po’ noioso quello! Aprire
la bottiglia del vino… Questa non è una festa, è un’altra cosa. Si fa festa con gli
altri, si fa festa in famiglia, si fa festa con gli amici, si fa festa con le persone
che sono state invitate, come io sono stato invitato. Per essere cristiano ci vuole
una appartenenza e si appartiene a questo Corpo, a questa gente che è stata invitata
a festa: questa è l’appartenenza cristiana”.
Richiamando la Lettera ai
Romani, il Papa ha dunque affermato che questa festa è una “festa di unità”. Ed ha
evidenziato che tutti sono invitati, “buoni e cattivi”. E i primi ad essere chiamati
sono gli emarginati:
“La Chiesa non è la Chiesa solo per le persone buone.
Vogliamo dire chi appartiene alla Chiesa, a questa festa? I peccatori, tutti noi peccatori
siamo stati invitati. E qui cosa si fa? Si fa una comunità, che ha doni diversi: uno
ha il dono della profezia, l’altro il ministero, qui è un insegnante… Qui è sorta.
Tutti hanno una qualità, una virtù. Ma la festa si fa portando questo che ho in comune
con tutti… Alla festa si partecipa, si partecipa totalmente. Non si può capire l’esistenza
cristiana senza questa partecipazione. E’ una partecipazione di tutti noi. ‘Io vado
alla festa, ma mi fermo soltanto al primo salottino, perché devo stare soltanto con
tre o quattro che io conosco e gli altri…’. Questo non si può fare nella Chiesa! O
tu entri con tutti o tu rimani fuori! Tu non puoi fare una selezione: la Chiesa è
per tutti, incominciando per questi che ho detto, i più emarginati. E’ la Chiesa di
tutti!”
E’ la “Chiesa degli invitati”, ha aggiunto: “Essere invitati, essere
partecipi in una comunità con tutti”. Ma, ha osservato, nella parabola narrata da
Gesù leggiamo che gli invitati, uno dopo l’altro, cominciano a trovare scuse per non
andare alla festa: “Non accettano l’invito! Dicono di sì, ma fanno di no”.
Costoro, è stata la sua riflessione, “sono i cristiani che soltanto si contentano
di essere nella lista degli inviti: cristiani elencati”. Ma, ha ammonito, questo “non
è sufficiente” perché se non si entra nella festa non si è cristiani. “Tu – ha detto
– sarai nell’elenco, ma questo non serve per la tua salvezza! Questa è la Chiesa:
entrare in Chiesa è una grazia; entrare in Chiesa è un invito”. E questo diritto,
ha aggiunto, “non si può comprare”. “Entrare in Chiesa - ha ribadito - è fare comunità,
comunità della Chiesa; entrare nella Chiesa è partecipare a tutto quello che noi abbiamo
delle virtù, delle qualità che il Signore ci ha dato, nel servizio l’uno per l’altro”.
E ancora: “Entrare nella Chiesa significa essere disponibile a quello che il Signore
Gesù ci chiede”. In definitiva, ha constatato, “entrare nella Chiesa è entrare in
questo Popolo di Dio, che cammina verso l’eternità”. “Nessuno – ha ammonito - è protagonista
nella Chiesa: ma ne abbiamo Uno” che ha fatto tutto. Dio “è il protagonista!”
Tutti noi, ha poi affermato, siamo “dietro di Lui e chi non è dietro di Lui, è uno
che si scusa” e non va alla festa:
“Il Signore è molto generoso. Il Signore
apre tutte le porte. Anche il Signore capisce quello che gli dice: ‘No, Signore, non
voglio andare da te!’. Capisce e lo aspetta, perché è misericordioso. Ma al Signore
non piace quell’uomo che dice di 'sì' e fa di 'no'; che fa finta di ringraziarlo per
tante cose belle, ma nella verità va per la sua strada; che ha delle buone maniere,
ma fa la propria volontà e non quella del Signore: quelli che sempre si scusano, quelli
che non sanno la gioia, che non sperimentano la gioia dell’appartenenza. Chiediamo
al Signore questa grazia: di capire bene quanto bello è essere invitati alla festa,
quando bello è essere con tutti e condividere con tutti le proprie qualità, quando
bello è stare con Lui e che brutto è giocare fra il 'sì' e il 'no', dire di 'sì' ma
accontentarmi soltanto di essere elencato nella lista dei cristiani”.