Oltre 11 mila nuovi posti negli asili nido con il taglio delle Province
Il provvedimento svuota-Province rischia di trasformarsi in una “beffa” se non verrà
approvato prima del rinnovo, in primavera, di buona parte dei consigli provinciali.
E’ quanto affermato dal ministro per gli Affari Regionali, Graziano Delrio, intenzionato
a investire i 110 milioni di euro che si stima verranno risparmiati con il taglio
del personale politico provinciale nella creazione di 11.300 nuovi posti negli asili
nido italiani. Su tale iniziativa Cecilia Sabelli ha intervistato il sindaco
di Venezia, Giorgio Orsoni, delegato Anci, l'Associazione dei Comuni Italiani,
e coordinatore dei sindaci delle città metropolitane.
R. – Non posso
che condividere pienamente quello che ha detto il ministro Delrio. Effettivamente
noi oggi siamo a un passaggio cruciale. Se non dovesse essere approvata la legge che
riguarda la riorganizzazione degli enti locali, e quindi i compiti della Provincia,
istituzione delle città metropolitane e unione dei Comuni, saremmo veramente di fronte
ad una beffa non solo interna, per il fatto che avremmo delle province che dovrebbero
andare alle elezioni, dopo anni ormai in cui si parlava di trasformarle, così come
previsto dal disegno di legge. Una beffa anche nei confronti dell’opinione pubblica
mondiale, che si aspetta dall’Italia un rinnovamento serio della propria struttura
istituzionale, una struttura oggi troppo appesantita da una sovrapposizione di competenze,
che determinano necessariamente un aggravio anche nei conti pubblici. Quello che dice
quindi il ministro Delrio è assolutamente condivisibile. I risparmi che si faranno
– e ci saranno dei risparmi notevoli, nonostante la disinformazione fatta dall’Unione
delle Province – potranno essere utilmente riallocati in servizi per i cittadini.
D.
– Il Ministero degli Affari Regionali ha intenzione di investire i risparmi che si
potrebbero ottenere con la riforma in migliaia di nuovi posti negli asili nido. Qual
è la situazione attuale? Perché proprio queste strutture?
R. – Queste sono
le strutture oggi più deboli sotto un certo profilo, perché dovrebbero essere finanziate
con interventi dello Stato, che lo Stato non è in grado di fare. Si scarica questo
onere quindi sulle amministrazioni locali, e in particolare sulle amministrazione
comunali, che hanno provveduto con proprie risorse. Dopo però gli ultimi tagli che
sono stati effettuati nelle finanze comunali, anche questi posti sono a forte rischio.