Iraq. Patriarca Sako alla Chiesa caldea: Uniti in Cristo, per rispondere alle sfide
della missione
"Ricordatevi sempre che siete sacerdoti" e per questo "vi invito a pensare alla meravigliosa
missione alla quale siete chiamati", ovvero a essere parte di "un'unica Chiesa che
è Santa, Apostolica e Universale". Lo scrive il patriarca caldeo Mar Louis Raphael
I Sako in una lettera al clero caldeo, pubblicata in data 31 ottobre e inviata all'agenzia
AsiaNews nei giorni scorsi. Sua Beatitudine ricorda i 10 anni di episcopato, i nove
mesi alla guida della Sede patriarcale e l'approssimarsi delle celebrazioni finali
a chiusura dell'Anno della Fede. Per questo si rivolge una seconda volta, dopo la
prima lettera inviata nel maggio scorso, a tutti i vescovi, sacerdoti, religiosi e
suore della comunità caldea, invitandoli "alla preghiera e al raccoglimento", sotto
la protezione "della Vergine Maria". Il patriarca caldeo ricorda il motto e i punti
cardine del programma delineati a inizio mandato, ovvero "autenticità, unità e rinnovamento
nello Spirito e nella Verità", e ringrazia quanti lo hanno sostenuto in questa missione.
"Non temo nessuno - afferma Mar Sako - e resterò fedele alla mia vocazione e ai miei
principi, qualsiasi siano le sfide e le critiche; perché non vi è vita, senza sfide".
Il documento ricorda poi che "la Chiesa non è una Organizzazione non governativa o
un gruppo della società civile" ma è profondamente diversa, perché "il suo nucleo
essenziale è Cristo". "La Chiesa è ecumenica e inclusiva per natura" afferma Mar Sako,
e "se si chiude perde la sua vera identità". Egli auspica che il cammino "iniziato
nove mesi fa sia foriero di frutti" così come l'ascesa al soglio petrino di Papa Francesco,
che rappresenta un invito alla "vicinanza al Vangelo" e all'unità in nome "della verità
e della giustizia", non sulle "chiacchiere". Mons. Sako sottolinea che il compito
dei sacerdoti è di essere "servi", non principi, "anche se la vocazione arriva dal
cielo". "Dobbiamo essere interamente e totalmente - scrive - devoti a Cristo e alla
sua Chiesa, altrimenti non ha senso la nostra consacrazione". E rilancia le parole
di Papa Bergoglio, il quale ricorda che "voi siete pastori, non funzionari. Siate
mediatori, non intermediari". La vera dignità, aggiunge, consiste "nel Servizio" e
la condizione di sacerdoti "non è garanzia di immunità", ma è un monito ulteriore
a essere fermi per ciò che concerne "la morale, qualsiasi sia la posizione occupata
all'interno della gerarchia". Un richiamo che si estende al denaro e ai beni materiali
dai quali, avverte il Patriarca, "non dobbiamo farci sedurre"; per questo è necessaria
la massima "trasparenza" nella gestione dei fondi, che deve essere affidata a "laici
onesti" che hanno "esperienza in materie economiche, non a vescovi o sacerdoti". Infine,
Mar Sako auspica il "ritorno dei monaci nei loro monasteri", per una vita dedita alla
povertà, alla castità, all'obbedienza, in un'ottica di comunità che prega, medita
e lavora. "La vita in un monastero non è fatta di isolamento - afferma il Patriarca
- [perché] la vita comune rafforza lo spirito; e la grazia di vivere insieme agevola
un migliore servizio a Dio e garantisce una vocazione pura". Da qui l'invito a essere
"testimoni gioiosi" di Cristo, nutrimento "per voi stessi, per i vostri fratelli e
i fedeli" oltre che guida e conforto per le suore in qualità di "padri spirituali".
"La Chiesa caldea è chiamata alla santità - conclude Mar Sako - non arrendiamoci all'indolenza
o alla frustrazione a causa della realtà attuale". (R.P.)