Egitto. Rinviato a gennaio processo all’ex presidente. Morsi: è una farsa
“Sono il presidente legittimo dell'Egitto e chiedo alla Corte di mettere fine a questa
farsa". Così l'ex presidente egiziano, Mohamed Morsi, nella prima udienza del processo
a suo carico, per incitazione alla violenza, apertasi ieri mattina presso l'Accademia
di Polizia del Cairo. L'udienza è stata sospesa dal giudice quando gli altri 14 imputati
hanno cominciato a scandire slogan contro i militari, eco dei tafferugli scoppiati
all'esterno del tribunale. Il processo riprenderà l’8 gennaio 2014 e la Tv di Stato
ha riferito che Morsi sarà trasferito nel carcere Burj Al Arab di Alessandria, nel
nord del Paese. Massimiliano Menichetti ha chiesto un commento a Gabriele
Iacovino, responsabile analisti del Centro studi internazionali:
R. – Lo scontro
tra le autorità militari e la Fratellanza va avanti ed il processo all’ex presidente
Morsi ne è un po’ l’apice. Sicuramente, la tensione è ancora alta anche perché le
due parti continuano a non parlarsi e portano avanti un muro contro muro che si svolge
sia nell’aula del tribunale sia nelle strade: ogni avvenimento, sia politico che istituzionale
- come appunto il processo a Morsi - viene poi accompagnato da scontri di piazza.
D.
– Il presidente Morsi ha subito detto: “Io sono il vostro presidente e non riconosco
la legittimità di questo tribunale”. Cosa uscirà da questo procedimento?
R.
– Difficile prevederlo, anche perché proprio questa situazione di “muro contro muro”
porta a una situazione di stallo. A maggior ragione, in un momento in cui anche la
comunità internazionale è divisa su cosa sta succedendo in Egitto e come trovare una
soluzione. Pensiamo all’atteggiamento degli Stati Uniti che in questo non vedono di
buon occhio le autorità militari e che continuano a mantenere il potere, nonostante
ci siano state elezioni che – per quanto siano state vinte dalla Fratellanza Musulmana
– sono state democratiche. Altro aspetto fondamentale per leggere la situazione egiziana
è anche la dicotomia all’interno del contesto regionale, con le stesse monarchie del
Golfo divise rispetto agli avvenimenti egiziani: da una parte, l’Arabia Saudita, il
Kuwait che appoggiano le autorità militari soprattutto in un’ottica anti-Fratellanza
musulmana. Dall’altra, il Qatar che è sempre stato uno dei principali sponsor della
Fratellanza e che l’ha appoggiata, nonostante in questo momento stia continuando a
finanziare le casse dello Stato egiziano ormai allo stremo.
D. – Comunque,
un processo che si dovrà tutto delineare…
R. – Siamo solo al primo step,
bisognerà valutare i prossimi passi. Ricordiamo anche che un altro procedimento importante
era iniziato nei confronti dell’ex presidente Mubarak, poi le vicende politiche lo
hanno bloccato. Sicuramente, anche il processo nei confronti di Morsi risentirà profondamente
delle dinamiche politiche che da qui a sei mesi attraverseranno il Paese. È vero pure
che all’interno del potere giudiziario egiziano è in corso, anche lì, una dicotomia
tra i sostenitori del potere militare – quindi del vecchio regime – e i sostenitori
della Fratellanza musulmana che comunque hanno preso molto potere durante tutto l’anno
della presidenza Morsi. Anche questo sarà un fattore fondamentale nel proseguo del
processo.