Il dramma dell’anoressia e più in generale dei disturbi alimentari, con conseguente
sofferenza psichica, non risparmia i più piccoli. Aumentano, infatti, i casi di bambine,
ma anche di bambini - tra gli 8 e gli 11 anni - che soffrono di questo male oscuro
e che spesso sono talmente gravi da richiedere il ricovero ospedaliero. Su questo
preoccupante fenomeno, Cecilia Sabelli ha intervistato il prof. Stefano
Vicari, responsabile dell’Unità operativa di Neuropsichiatria infantile dell’ospedale
"Bambino Gesù" di Roma e autore del libro “L’insalata sotto il cuscino”, dove sono
raccolte alcune testimonianze di pazienti affetti da questi disturbi:
R. – Dal nostro
osservatorio quello che vediamo è che arrivano sempre più bambini preadolescenti,
mentre un tempo arrivavano bambine di 13, 14 anni, prevalentemente. Adesso abbiamo
bambini di 9 e 10 anni ed anche maschi. Quindi, si sta abbassando l’età e si sta diffondendo
anche al sesso maschile. Il sesso femminile rimane prevalente, ma cominciano a esserci
anche molti maschi.
D. – Quanti sono i casi di piccoli affetti da disturbi
alimentari, seguiti ogni anno dal suo reparto?
R. – Seguiamo in totale, fra
bambini ma anche adolescenti, circa 300 casi l’anno. I bambini per fortuna sono la
minoranza. Ad occhio, le potrei dire che sono circa il 10 per cento di questa popolazione.
D.
– Quali sono le cause di questi disturbi in età precoce? I modelli proposti da moda
e televisione possono influenzare anche i bambini oltre agli adolescenti?
R.
– Parliamo di un disturbo psichiatrico. Ogni disturbo psichiatrico ha una componente
biologica, che è legata alla vulnerabilità che il cervello di questi bambini ha e
ad aspetti ambientali di cui fanno certamente parte le mode e i modelli culturali,
tanto che nei Paesi industriali l’anoressia è molto più frequente che non nei Paesi
a basso impatto industriale.
D. – Come può un genitore individuare nel proprio
figlio i sintomi di un disturbo come l’anoressia?
R. – L’anoressia è un disturbo
in cui la perdita di peso è marcata e netta e legata ad una restrizione forte dell’alimentazione.
Si tratta di bambini che cominciano a non mangiare o a mangiare molto poco e sono
ossessionati dal diventare grassi, dall’essere grassi, dal vedersi grassi. O mangiano
meno, dunque, o consumano molte energie. Fanno, ad esempio, un’attività fisica esasperata
proprio per ridurre al massimo la disponibilità di calorie. Il comportamento marcato
drammaticamente nei propri figli deve indurre i genitori a tollerare poco l’idea che
essi siano semplicemente attenti al loro aspetto fisico. In realtà, se c’è una particolare
ossessione rispetto alle caratteristiche fisiche, a come appaiono, questo è un elemento
che deve far preoccupare.
D. – Esiste però una via d’uscita per i bambini colpiti
da questi disturbi?
R. – Queste forme precoci spesso hanno un’evoluzione più
positiva. L’anoressia in generale ha una tendenza ad una positività: circa il 60,
70 per cento va incontro ad una guarigione stabile o stabile con alcune ricadute periodiche.
Soltanto una quota intorno al 30 per cento tende a cronicizzare. Nei bambini e negli
adolescenti, dal nostro osservatorio, l’evoluzione è positiva.