Angelus. Il Papa: nessun peccato può cancellarci dal cuore di Dio, lasciamoci trasformare
da Gesù
“Non c’è peccato o crimine” che possa “cancellare dalla memoria e dal cuore di Dio
uno solo dei suoi figli”. E’ quanto affermato da Papa Francesco all’Angelus in Piazza
San Pietro, gremita di fedeli come di consueto la domenica. Il Papa si è soffermato
sull’incontro tra Gesù e il pubblicano Zaccheo, narrato dal Vangelo, per ribadire
che Dio sempre aspetta di veder rinascere nel cuore dei peccatori “il desiderio del
ritorno a casa”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Un incontro
che cambia la vita per sempre. Papa Francesco si è soffermato, all’Angelus, sull’incontro
tra il Signore e il pubblicano Zaccheo. Incontro che avviene a Gerico, mentre Gesù
è in cammino verso Gerusalemme:
“Questa è l’ultima tappa di un viaggio che
riassume in sé il senso di tutta la vita di Gesù, dedicata a cercare e salvare le
pecore perdute della casa d’Israele. Ma quanto più il cammino si avvicina alla meta,
tanto più attorno a Gesù si va stringendo un cerchio di ostilità”.
Eppure,
ha proseguito, proprio a Gerico accade “uno degli eventi più gioiosi narrati da san
Luca: la conversione di Zaccheo”. Quest’uomo, ha detto il Papa, “è una pecora perduta,
è disprezzato e scomunicato, perché è un pubblicano”, “amico degli odiati occupanti
romani, ladro e sfruttatore”. A Zaccheo viene, dunque, impedito di avvicinarsi a Gesù
per la sua cattiva fama, ma lui non si dà per vinto e si arrampica su un albero per
poterlo vedere passare. “Questo gesto esteriore, un po’ ridicolo – ha osservato –
esprime però l’atto interiore dell’uomo che cerca di portarsi sopra la folla per avere
un contatto con Gesù”. Zaccheo stesso, ha soggiunto, “non sa il senso profondo del
suo gesto” e “nemmeno osa sperare che possa essere superata la distanza che lo separa
dal Signore”. Si rassegna “a vederlo solo di passaggio”:
“Ma Gesù, quando
arriva vicino a quell’albero, lo chiama per nome: 'Zaccheo, scendi subito, perché
oggi devo fermarmi a casa tua' (Lc 19,5). Quell’uomo piccolo
di statura, respinto da tutti e distante da Gesù, è come perduto nell’anonimato; ma
Gesù lo chiama, e quel nome, Zaccheo, nella lingua di quel tempo, ha un bel significato
pieno di allusioni: 'Zaccheo' infatti vuol dire 'Dio ricorda'".
Gesù va,
dunque, nella casa di Zaccheo, “suscitando le critiche di tutta la gente di Gerico”
perché invece di visitare “le brave persone che ci sono in città, va a stare proprio”
da un pubblicano. Ed il Papa ha chiosato: “Anche in quel tempo si chiacchierava tanto!”.
A costoro, Gesù risponde che va da Zaccheo proprio “perché lui era perduto”. “Anch’egli
è figlio di Abramo”, aggiunge, e da ora nella sua casa, nella sua vita, entra la gioia:
“Non
c’è professione o condizione sociale, non c’è peccato o crimine di alcun genere che
possa cancellare dalla memoria e dal cuore di Dio uno solo dei suoi figli. 'Dio ricorda',
sempre, non dimentica nessuno di quelli che ha creato; Egli è Padre, sempre in attesa
vigile e amorevole di veder rinascere nel cuore del figlio il desiderio del ritorno
a casa. E quando riconosce quel desiderio, anche semplicemente accennato, e tante
volte quasi incosciente, subito gli è accanto, e con il suo perdono gli rende più
lieve il cammino della conversione e del ritorno”.
Guardiamo Zaccheo oggi
sull’albero, ha esortato Papa Francesco: “è ridicolo”, ma il suo “è un gesto di salvezza”:
“Ed
io dico a te: se tu hai un peso sulla tua coscienza, se tu hai vergogna di tante cose
che hai commesso, fermati un po’, non spaventarti, pensa che qualcuno ti aspetta,
perché mai ha smesso di ricordarti, di pensarti; e questo qualcuno è tuo Padre, è
Dio che ti aspetta! Arrampicati, come aveva fatto Zaccheo; sali sull’albero della
voglia di essere perdonato. Io ti assicuro che non sarai deluso. Gesù è misericordioso
e mai si stanca di perdonare. Ricordartelo bene, eh! Così è Gesù”.
Anche
oggi, ha detto ancora il Papa, lasciamoci come Zaccheo “chiamare per nome da Gesù”.
Anche noi, ha riaffermato, “ascoltiamo la sua voce che ci dice: ‘Oggi devo fermarmi
a casa tua’”, “nella tua vita” e “nel tuo cuore”.
“E accogliamolo con gioia:
Lui può cambiarci, può trasformare il nostro cuore di pietra in cuore di carne, può
liberarci dall’egoismo e fare della nostra vita un dono d’amore. Gesù può farlo. Lasciati
guardare da Gesù”.