2013-10-31 14:19:49

Vent'anni fa moriva Federico Fellini


Esattamente vent’anni fa moriva Federico Fellini. Nato a Rimini nel 1920, è stato autore di una lunga serie di capolavori, conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo. Quattro gli Oscar vinti, l’ultimo dei quali - assegnatogli dall’Accademy Awards nel 1993 - è sicuramente il più prestigioso: quello alla carriera. Il servizio è di Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

Sono vent’anni che Federico Fellini se n’è andato. Il suo modo onirico di guardare e raccontare il mondo, invece, no; quello resta per sempre, così come resteranno per sempre i suoi film. Poesie in immagini, capaci di trasportare chiunque in un mondo che era il suo mondo, il suo modo di intenderlo. Fellini seppe raccontare il rigore, la semplicità e l’umanità della provincia italiana, arricchendola di personaggi e luoghi al limite della realtà. Quasi caricature di una quotidianità mai banale; quotidianità fatta anche di malinconia, solitudine, inquietudine. Tutti aspetti di un’Italia divenuta, anche grazie al maestro di Rimini, patrimonio del mondo.

"Amarcord", le "Notti di Cabiria", La "Dolce Vita", "Otto e mezzo" sono solo alcuni dei suoi lavori. Difficile, difficilissimo definire il suo capolavoro assoluto, perché tutti lo sono; perché tutti sono unici, irripetibili, mai banali. E poi come tralasciare la sua spiritualità, per lungo tempo criticata e avversata. La sua fede, anch’essa così semplice, genuina, trasmessagli dalla madre, Ida Barbiani, che soffrì non poco per le critiche riservate al figlio in ambito ecclesiale dopo l’uscita de “La dolce Vita”. Critiche che ferirono profondamente anche lo stesso Federico Fellini, poi riabilitato grazie a padre Angelo Arpa, critico cinematografico della rivista dei Gesuiti, Civiltà Cattolica. Angelo Arpa, amico personale del regista, che conobbe la sua arte vivendola sui set, nelle sale di montaggio, nelle riunioni delle produzioni, condividendo anche il cestino del pranzo con troupe e figuranti. Una fede pura, quella di Fellini, riconosciuta anche da Papa Francesco, che ha definito “La Strada” il film più bello e più francescano.

Sul rapporto che Federico Fellini aveva con la fede Elvira Ragosta ha raccolto la testimonianza di padre Virgilio Fantuzzi, critico cinematografico e amico personale del regista: RealAudioMP3

R. – Federico e Giulietta andavano a Messa la domenica nella parrocchia di San Giacomo, che era la loro parrocchia a Roma. Giulietta faceva il servizio liturgico di leggere le Letture durante la Messa. Ha risposto a qualche domanda, proprio negli ultimi tempi della sua vita, dicendo che considerava Gesù come una buona strada, non soltanto per lui, da seguire e da indicare anche ad altri. Nell’ultima malattia, tra i pochi libri che aveva sul comodino, c’era anche il Libro dei Salmi e questo vuol dire che pregava. Aveva un suo prete personale, di fiducia, che era il padre Arpa, con il quale si è sempre confidato fino all’ultimo momento.

D. – Ci vuole raccontare il suo personale ricordo di quel 31 ottobre del 1993?

R. – E’ stata una cosa strana, perché io non ero a Roma: stavo con un gruppo di scout in un bosco, isolato dal mondo; verso le 11.50 ho sentito una specie di mancamento e mi sono abbandonato su una brandina…. Il giorno dopo, accompagnando il capo scout che andava a fare le provviste, sono sceso in paese, ho visto il giornale e ho saputo che Fellini era morto proprio in quel momento in cui avevo avuto questa sensazione. Quando ne ho parlato con il padre Arpa, il suo commento è stato questo: “Evidentemente eri unito con lui”.

D. – Nel 1960 l’uscita de “La dolce vita” pose il mondo cattolico contro Fellini: fu poi un suo articolo su Civiltà Cattolica a riconoscere il retroterra cattolico del regista…

R. – Il mondo cattolico fu diviso: alcuni erano contro Fellini e altri erano a favore. Per dire, il padre Baraghi – il mio predecessore alla Civiltà Cattolica – era violentemente contrario e ci furono degli interventi de “L’Osservatore Romano” particolarmente pesanti. Io, all’epoca, ero un giovane scolastico, ero molto vicino al padre Arpa e pensavo che i cattolici intransigenti avessero oltrepassato il segno e quindi quando – dopo molto tempo – sono arrivato a Civiltà Cattolica ho cominciato, anch’io, ad occuparmi di cinema e Fellini era ancora vivo, ho pensato che Fellini avesse diritto ad una specie di risarcimento e ho cercato di fare del mio meglio per riequilibrare un po’ la situazione.

D. – Tra i capolavori di Fellini c’è anche “La strada”. Recentemente Papa Francesco ha detto che è il film più bello e francescano. Cosa ci può dire sulla spiritualità di questo film?

R. – Farei un piccolo passo indietro. Prima di fare dei film in proprio, Fellini ha lavorato anche per una quantità di altri registi e in particolare ha collaborato con Roberto Rossellini in un film che è un capolavoro assoluto, si chiama “Francesco, giullare di Dio”. Quindi un po’ di spirito francescano Fellini se lo portava: questo amore per le creature semplici, per i poveri, per la natura Fellini se lo portava dietro anche da questa scuola. Io credo che una vena di francescanesimo la si possa cogliere in tutto quel filone del cinema italiano di quel periodo.








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