2013-10-30 13:58:33

Malaysia: "sequestro preventivo" del settimanale cattolico che non può usare la parola "Allah"


In Malaysia emergono i primi effetti della controversa sentenza della Corte di appello, che impedisce al settimanale cattolico The Herald di usare la parola "Allah" per definire il Dio cristiano. Il 25 ottobre alcuni funzionari del ministero degli Interni hanno bloccato 2mila copie della rivista dell'arcidiocesi di Kuala Lumpur all'aeroporto di Kota Kinabalu, nello Stato di Sabah. Il sequestro, hanno poi spiegato i membri del dipartimento - riporta l'agenzia AsiaNews - si è reso necessario basandosi proprio sugli effetti del verdetto dei giudici; difatti, era necessario verificare se la pubblicazione "era conforme" al dispositivo emesso dai magistrati e "non vi era un uso illegittimo della parola Allah". In una nota ufficiale diffusa sulla propria pagina Facebook, il ministero malaysiano degli Interni ha confermato il sequestro preventivo, sottolineando che "dopo l'ispezione è stato accertato che non vi sono usi illegittimi nella pubblicazione". Per questo essa ha poi ricevuto "la luce verde" per la successiva distribuzione "il 27 ottobre 2013". Interpellato sulla vicenda, il direttore di Herald Malaysia padre Lawrence Andrew dichiara di non aver ricevuto alcuna "spiegazione ufficiale" dal ministero degli Interni; il sacerdote aggiunge che l'operazione effettuata all'aeroporto di Kota Kinabalu, per quanto "temporaneo", ha di fatto "impedito la regolare distribuzione" del giornale nelle chiese di Sabah. E i fedeli "non hanno potuto ricevere in tempo" le copie per le messe domenicali del 27 ottobre nelle parrocchie. Al contempo, padre Lawrence sottolinea che il dissequestro è avvenuto solo "dopo che è intervenuto l'arcivescovado di Kuala Lumpur" nella persona di mons. Murphy Pakiam; l'opera del prelato presso un deputato cattolico di Sabah (Wilfred Madius Tangau, membro del partito di governo Barisan Nasional) ha favorito lo sblocco delle pubblicazioni. Da sottolineare che a Sabah (dove è avvenuto il sequestro delle copie) ed a Sarawak, due Stati della Federazione malaysiana situati sull'isola del Borneo, il fatto ha creato enorme scalpore, perchè due terzi della popolazione cristiana del Paese vivono nella zona, che presenta enormi differenze rispetto alla penisola continentale. Qui le polemiche sull'uso di "Allah" non ve ne sono, i cristiani usano senza problemi la parola e vi è una sostanziale armonia e vicinanza fra membri di religioni diverse, anche e soprattutto all'interno delle famiglie. Sulla vicenda è intervenuto anche Jagir Singh, presidente del Consiglio consultivo malaysiano per il buddismo, il cristianesimo, induismo, sikh e taoismo (Mccbchst), che accusa il ministero degli Interni di "arrogarsi il diritto di regolare le libertà fondamentali, fra cui la libertà religiosa". Il Consiglio delle chiese della Malaysia parla infine di "violazioni ai diritti delle Chiese cristiane". (R.P.)








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