Giordania. Le scuole cattoliche: impatto negativo delle “primavere arabe” sulla libertà
di educazione
Le cosiddette “Primavere arabe” hanno finora avuto in molti Paesi del nord Africa
e in Medio Oriente un impatto negativo sulla libertà di educazione, che ha penalizzato
la tradizionale opera educativa condotta in quelle regioni dalle scuole cristiane.
Il quadro non rassicurante della situazione è emerso nell'incontro annuale dei segretari
nazionali delle scuole cattoliche in Medio Oriente e Africa del nord, svoltosi nei
giorni scorsi ad Amman. In generale, in nessun Paese la messa in discussione o il
rovesciamento di precedenti equilibri di potere ha aperto nuovi orizzonti sul terreno
della libertà di educazione e della revisione dei modelli d'istruzione. “Anche nelle
situazioni più favorevoli, come quella che viviamo in Giordania” spiega all'agenzia
Fides padre Hanna Kildani, responsabile delle scuole cristiane nel Regno Hascemita
– si parla da tempo con i responsabili del Ministero dell'istruzione intorno alla
necessità di rivedere i libri scolastici valorizzando i criteri della libertà di coscienza,
del rispetto reciproco, del dialogo tra le comunità religiose, e inserendo nei programmi
anche i riferimenti alla storia del cristianesimo. Ma finora non abbiamo registrato
nessun cambiamento concreto”. In altri contesti – come hanno documentato i diversi
responsabili nazionali nelle loro relazioni – i segnali sono ben più gravi. Nei Paesi
che hanno visto prevalere partiti e gruppi di carattere islamista, come la Tunisia
o la Striscia di Gaza, si avverte la pressione crescente a far penetrare l'ideologia
islamista nei programmi scolastici. “In Egitto, poi” riferisce padre Kildani “le scuole
cristiane insieme alle chiese sono diventate il bersaglio prescelto degli attacchi
e degli attentati realizzati dalle bande islamiste per terrorizzare i copti: così
adesso la gente ha paura di mandare i propri figli a studiare nelle scuole cristiane”.