Torniamo a parlare
di migrazioni mentre continuano i soccorsi di profughi al largo delle coste maltesi
e della Calabria. Igiaba Scego, scrittrice italiana di origine somala, presidente
dell'associazione Incontri di civiltà: "C'è una responsabilità
storica nei confronti di paesi come l'Eritrea o la Somalia, che purtroppo l'Italia
non vede. Sono regioni dell'Africa la cui esatta collocazione geografica nemmeno si
conosce. Vero è che dovrebbe venire prima di tutto da quelle stesse popolazioni la
costruzione della pace che in buona parte ancora manca - come i vescovi africani e
del Madagascar hanno chiesto nella plenaria appena conclusasi - ma non dimentichiamoci
di tutte le cause esterne alle nostre guerre di cui paghiamo tutti le conseguenze.
Molte persone che anni addietro sono riuscite a rifarsi una vita accettabile fuori
dall'Africa, ora stanno tornando, segno che c'è una volontà di rimettere in piedi
realtà sfiancate da terrorismo e lacerazioni politiche, economiche e sociali. Dobbiamo
trovare vie legali agli spostamenti. Non c'è coordinamento a livello europeo". Antonello
Ferrara, maresciallo della Marina Militare, dal 1999 al 2006 ha lavorato nel Canale
di Sicilia partecipando a operazioni di soccorso di circa diecimila persone. Attualmente
è responsabile dell'Osservatorio Povertà della Caritas di Siracusa: "Nella nostra
provincia abbiamo registrato circa diecimila arrivi negli ultimi sei mesi. Non eravamo
preparati a questa situazione. Non è stato facile dare assistenza adeguata ma abbiamo
cercato di aprire le nostre mense, che normalmente ospitano una quarantina di persone
a pasto, a duecento persone. Una parrocchia ha aperto i locali della chiesa per ospitare
un'ottantina di persone. Ci sono un migliaio di minori non accompagnati che giungono
per lo più dal sud dell'Egitto, dalla Siria, dalla Somalia, dal Mali. Abbiamo messo
su un sistema di tutoraggio insieme all'Arci locale e ad alcune religiose: è nata
così AccoglieRete, ottanta tutori che si prendono cura di trecento ragazzi
presso i centri di accoglienza. Bisognerebbe importare anche da noi ciò che prevede
la legislazione tedesca o svedese in tema di diritto di asilo - sottolinea Ferrara
- che rende gli spostamenti delle persone più sicuri e soprattutto più sicura e dignitosa
l'accoglienza. Non si può andare avanti più secondo il modello del CARA di Mineo.
Abbiamo chiesto alla prefettura di trovare altri modelli, di dislocazione più diffusa
dei richiedenti asilo, a livello famigliare". Andrea Segre, regista del film
La prima neve,sulla storia di un profugo del Togo che troverà
il suo riscatto in un paesino del Trentino: "Io sono arrivato a fare questo film dopo
anni di raccolta di testimonianze, contaminando il mio punto di vista e la mia cultura.
Di tanto in tanto il nostro paese riscopre queste storie di fuga come se mentre noi
ci distraiamo non ci fossero. E allora viviamo delle onde di emozione che ci coinvolgono
molto rapidamente. Invece è importante seguire queste storie nel tempo senza essere
consumati dalla velocità mediatica. Queste persone lasciano i propri paesi prendendo
su di sé ciò che rimane, il proprio corpo, per tentare di trovare un futuro migliore
altrove. Noi siamo abituati ad appiccicare sulle loro esistenze le categorie di extra-comunitario
o clandestino che tendono a disprezzare queste vite. Se l'ultima tragedia di Lampedusa
produce spettacolarizzazione, pietà e vergogna solo momentanee, non andiamo da nessuna
parte, se invece impariamo da ciò che il destino di queste centinaia di persone ci
ha portato davanti agli occhi e capiamo che queste tragedie nascono anche da scelte
politiche sbagliate e disumane e ci poniamo in atteggiamento di cambiamento, allora
Lampedusa sarà davvero uno spartiacque storico". (a cura di Antonella Palermo)