Sudan: referendum nell'Abyei nonostante il "no" di Juba e Khartoum
Migliaia di persone stanno partecipando da domenica ad un referendum per l’autodeterminazione
di Abyei, un voto però non riconosciuto né dal Sudan né dal Sud Sudan: lo dice all'agenzia
Misna mons. Michael Didi Mangoria, vescovo di El Obeid, la diocesi che comprende questa
regione petrolifera contesa al confine tra i due Paesi. “Le comunità Dinka stanno
partecipando con entusiasmo – sottolinea mons. Mangoria – ma resta da capire quali
conseguenze potrà avere un voto deciso in modo unilaterale, non sostenuto né dal governo
del Sudan né da quello del Sud Sudan”. Il vescovo aggiunge di sperare che il referendum,
convocato da organizzazioni della società civile locale, “non rimetta in discussione”
la volontà di Juba e di Khartoum di raggiungere un compromesso su Abyei. Un riferimento,
questo, all’impegno per una soluzione negoziata del contenzioso sulla regione ribadito
ancora oggi dal presidente sudanese Omar Hassan Al Bashir e nei giorni scorsi dal
suo omologo sud-sudanese Salva Kiir. Il voto, in realtà, qualche tensione l’ha già
creata. Il governo di Khartoum ha impedito a una delegazione dell’Unione Africana
(Ua) di recarsi ad Abyei, sostenendo di “non voler far coincidere la visita con i
preparativi” del referendum. L’organismo continentale, impegnato in un complesso tentativo
di mediazione, aveva accusato il Sudan di ostacolare il proprio lavoro e chiesto “una
piena cooperazione con l’obiettivo di risolvere la situazione ad Abyei”. Secondo i
rappresentanti delle comunità Dinka, le votazioni andranno avanti per tre giorni e
i risultati saranno diffusi giovedì. Prevista dagli accordi che nel 2005 misero fine
alla guerra civile ma già rinviata una prima volta nel 2011, l’anno dell’indipendenza
del Sud Sudan, la consultazione in teoria consentirebbe di decidere se Abyei e i suoi
giacimenti saranno controllati da Juba o da Khartoum. Finora il voto non si era tenuto
per i contrasti sull’identificazione degli aventi diritto: solo i residenti Dinka,
come vorrebbe il Sud, o anche i pastori arabi Misseriya, che si spostano nella regione
solo alcuni mesi l’anno e che sono alleati di Khartoum. (R.P.)