Bangladesh. Esplode la violenza pre-elettorale: 5 morti e oltre 500 feriti
Cinque morti - tra cui un ragazzo di 16 anni - e oltre 500 di feriti: è il bilancio
provvisorio del primo giorno di hartal, lo sciopero, indetto dall'opposizione in Bangladesh
per chiedere la creazione di un governo ad interim che organizzi le nuove elezioni
generali nel gennaio 2014. Iniziato domenica scorsa, lo sciopero si concluderà oggi
e rischia di mettere a ferro e fuoco il Paese: esplosioni, atti di vandalismo, blocchi
stradali, incendi dolosi e scontri (anche con la polizia e l'esercito) si sono già
verificati in almeno 19 distretti. Nelle città molti esercizi commerciali e scuole
sono rimasti chiusi. Finora i militanti pro-hartal hanno danneggiato 45 veicoli, 22
negozi e due ospedali in tutto il Paese. Negli ultimi mesi almeno 250 persone hanno
perso la vita in scontri e violenze di natura politica, come quello in corso. Khaleda
Zia, leader del Bangladesh Nationalist Party (Bnp, primo partito dell'opposizione),
ha annunciato l'hartal il 25 ottobre scorso con il sostegno del Jamaat-e-Islami, partito
fondamentalista islamico. Obiettivo dello sciopero era di spingere Sheikh Hasina,
primo ministro e guida dell'Awami League (partito laico), a dimettersi e formare un
governo ad interim - i cui membri non fanno parte di alcun partito, né sono in corsa
per il voto - che ha 90 giorni per organizzare le elezioni. Nel 2011 però la premier
ha deciso di abolire questo organismo, con il 15° emendamento della Costituzione.
Dopo l'annuncio dell'hartal ci sono stati scontri tra attivisti politici (sostenitori
di Bnp, Jamaat e Awami) e polizia, culminati con la morte di sette persone e oltre
300 feriti. Gli uccisi erano tutti sostenitori dell'opposizione. In seguito alle violenze,
Hasina ha tentato di bloccare l'hartal invitando Zia a cena. L'incontro non è avvenuto,
ma le due hanno avuto un colloquio telefonico di 40 minuti: il primo contatto tra
le leader in oltre un decennio, che però non ha risolto nulla. Hasina si è rifiutata
di dimettersi, proponendo invece una commissione composta da rappresentanti di ogni
fazione politica, da lei presieduta. Zia (già due volte primo ministro) ha definito
la proposta "illegale", confermando l'hartal. Per quasi 20 anni la politica del Bangladesh
è stata ostaggio dell'aspra rivalità tra Hasina e Zia, note come le "begum battagliere".
Begum è un titolo onorifico per le donne musulmane di alto rango. Il braccio di ferro
tra le due leader rischia di portare gravi conseguenze sulla popolazione. La situazione
sembra già troppo tesa per andare al voto senza un governo apartitico. E quanto sta
accadendo ricorda il 2007/2008, quando venne imposto lo Stato d'emergenza e il potere
venne affidato a un governo ad interim sostenuto dall'esercito. Di fatto, per quasi
due anni il Bangladesh rimase in una fase di stallo, in cui diritti civili e politici
vennero sospesi. Al contempo, preoccupa l'alleanza tra Bnp e Jamaat. La corruzione
dilagante nell'Awami potrebbe portare alla vittoria il partito nazionalista, facendo
così guadagnare potere anche ai fondamentalisti islamici. (R.P.)