Angola: profanata la statua di Nostra Signora di Muxima. La condanna del vescovo
“Un’azione perpetrata in modo freddo e vigliacco”. Così mons. Joaquim Ferreira Lopes,
vescovo di Viana, descrive la profanazione del santuario di Muxima, in Angola. Secondo
Radio Ecclesia (l’emittente della Chiesa angolana), domenica scorsa, 6 persone non
identificate hanno vandalizzato e distrutto alcune immagini della Madonna venerate
nel santuario. “Per fortuna la statua dell’immagine principale di Nostra Signora
di Muxima ha subito danni limitati, ma altre immagini sono irrecuperabili perché sono
state barbaramente distrutte” ha affermato il vescovo. Il grave atto vandalico è stato
commesso proprio nel giorno di chiusura dell’Anno della Fede in Angola. Appresa la
notizia alcune centinaia di fedeli si sono radunate di fronte al santuario per protestare.
Mons. Lopes ha invitato tutti a mantenere la calma ma ha sottolineato che oltre ai
danni materiali, le autorità devono tenere conto “dei danni meno visibili, quelli
morali che colpiscono il cuore delle persone che provocano ira e rabbia nella popolazione,
che si sente privata di simboli a cui è molto devota”. Le autorità hanno annunciato
un’inchiesta e il ricorso a dei specialisti per riparare i danni subiti dalla statua
della Vergine. Secondo notizie di stampa la polizia ha fermato alcune persone appartenenti
alla confessione evangelica chiamata "Chiesa profetica dell'arca di Betlemme” e sta
valutando la loro posizione in relazione all’atto di profanazione. I vescovi angolani
hanno espresso in più occasioni preoccupazione per l’aumento delle sette e per il
forte incremento di immigrati di religione musulmana nel Paese. Una preoccupazione
rilanciata al termine della loro ultima Assemblea plenaria da mons. Manuel Imbamba
arcivescovo di Saurimo e portavoce della Ceast, che in un’intervista a radio Ecclesia
ha affermato che la Chiesa cattolica non può impedire l'ingresso di altre religioni
nel Paese, ma ha sottolineato che non si possono ignorare “le gravi conseguenze” per
l’arrivo di forme religiose contraddistinte “dall’intolleranza, dal fondamentalismo,
dalla violenza e dalla perversione della loro stessa cultura”. Ricordando che vi sono
Paesi che finanziano l'espansione dell'Islam per fini politici, mons. Imbamba ha concluso:
"Dobbiamo stare in guardia contro queste situazioni, anche guardando alle situazioni
di violenza in Nigeria, nella Repubblica Centrafricana e in Medio Oriente”. (R.P.)