2013-10-27 11:25:43

Padre Ayuso Guixot: nessuno può costruire la propria prosperità a spese di altri, no a sciallaggio economico


“La cooperazione tra i popoli non può riguardare la sola dimensione economica, ma è soprattutto e per tutti una grande occasione di arricchimento culturale e umano”: è quanto ha affermato padre Miguel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, che ieri è intervenuto alla 44.ma edizione delle Giornate internazionali di studio del Centro Pio Manzù. L’evento, apertosi sabato a Rimini, ha come tema “La palma e l’abete” e vuole essere un momento di riflessione sul dialogo interculturale tra Europa e Paesi Arabi e sui comuni obiettivi per il reciproco sviluppo. In quest’ottica, padre Ayuso ha ribadito che “nessuno può costruire la propria prosperità a spese degli altri” e che è quindi “necessario evitare un’eccessiva polarizzazione sulla sfera dell’economia”, perché il denaro può trasformare l’autosufficienza in idolatria oppure generare una sensazione di sfruttamento. Padre Ayuso ha poi ricordato che “una legge morale universale è saldo fondamento di ogni dialogo culturale, religioso e politico e consente al pluralismo delle varie culture di non staccarsi dalla comune ricerca del vero, del bene e del Dio”. Per questo – ha evidenziato il segretario del Dicastero per il Dialogo interreligioso – “le società tecnologicamente avanzate non devono confondere il proprio sviluppo tecnologico con una presunta superiorità culturale”, mentre “le società in crescita devono rimanere fedeli a quanto di veramente umano c’è nelle loro tradizioni”. E in quest’ambito, ha continuato padre Ayuso, “la fede cristiana, che si incarna nelle culture trascendendole, può aiutarle a crescere nella convivialità e nella solidarietà universali a vantaggio dello sviluppo comunitario e planetario”. Guardando quindi al cristianesimo come ad “un unicum per la rivoluzione sociale che ha apportato”, padre Ayuso ha ricordato “il principio di generosità insito nel dna dei cristiani”, che li porta a superare “la mentalità del do ut des” per “aprirsi gratuitamente a tutti”. “Ogni persona – ha continuato il segretario del dicastero vaticano – merita di essere onorata, amata, servita, a qualunque popolo appartenga e qualunque sia la sua fede”. “Mediterraneo significa alterità”, ha aggiunto padre Ayuso; tuttavia, “l’ondata della globalizzazione culturale” ha portato ad “imbarbarimenti, equivoci politici, occasioni sprecate e sciacallaggi macro-economici e industriali”, spesso nati da “paure, umiliazioni, ignoranze reciproche”. È giunto, allora, il momento di cambiare, ha concluso padre Ayuso: le culture e le religioni vanno valutate in base al “criterio della carità e della verità, nell’ottica di una comunità umana veramente universale”. “I credenti – è l’appello finale del discorso – hanno il dovere di unire i loro sforzi con tutti gli uomini e le donne di buona volontà di altre religioni o non credenti”, affinché il mondo riesca davvero a “vivere come una famiglia, sotto lo sguardo del Creatore”. (A cura di Isabella Piro)

Ultimo aggiornamento: 28 ottobre







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