Ad Assisi cristiani, ebrei e musulmani insieme per riflettere e pregare per la pace
Ebrei, cristiani e musulmani insieme nello "spirito di Assisi" per ribadire il loro
impegno per la pace. Si è rinnovato ieri mattina ad Assisi il tradizionale appuntamento
interreligioso voluto per la prima volta, nel 1986, da Giovanni Paolo II. Quest’anno,
al centro della riflessione comune, quanto sta accadendo in Medio Oriente e le possibili
vie di dialogo e riflessione. Al vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino e alle
famiglie francescane si sono uniti il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal,
una delegazione islamica e in rappresentanza della comunità ebraica il rabbino David
Rosen, direttore del Dipartimento per gli affari Interreligiosi dell'American Jewish
Committe. Il senso di questo appuntamento nelle parole di padre Enzo Fortunato,
direttore della sala stampa del Sacro Convento, intervistato da Gabriella Ceraso:
R. – Lo spogliarsi
delle proprie abitudini, delle proprie consuetudini per incontrare l’altro. Incontrarlo
soprattutto nella dimensione umana, nella dimensione dell’affabilità, e far sì che
ogni circostanza diventi occasione di pace. Questo è stato ripetuto, e questo impegno
non termina qui, alla celebrazione, ma continua nelle piccole cose come nelle grandi
cose.
D. – Quindi, pace innanzitutto – come dice il Papa – nel senso di pace
nel cuore, oltre che nei rapporti?
R. – Sì: proprio la pace che nasce dal cuore,
da un cuore libero, da un cuore disarmato. E’ stato portato un esempio: l’esempio
di convocazione alla preghiera che Papa Francesco ha fatto per dissipare le nubi della
guerra dalla Siria. E’ stato fatto notare come questa preghiera, questo incontrarsi
liberi il mondo e vi porti l’arcobaleno di pace.
D. – Al cuore dell’incontro,
il focus sul Medio Oriente: in particolare, che cosa ne è emerso?
R. – Noi
sappiamo – ce lo ricordò a suo tempo Giovanni Paolo II – che il conflitto israelo-palestinese
rappresenta la madre di tutte le guerre. Sapere, quindi, che i leader religiosi qui
si impegnano, lavorano giorno dopo giorno, in maniera silenziosa – l’hanno detto!
– per la pace, questo fa ben sperare.