Pakistan. Vescovo di Islamabad: nonostante le promesse, ancora poca tutela per i cristiani
Non si placano i timori di nuovi attentati di matrice islamica tra i membri delle
comunità cristiane e delle altre minoranze religiose presenti in Pakistan, dove le
promesse di un rafforzamento delle misure di sicurezza a chiese e altri luoghi di
culto - annunciate dal governo provinciale di Khyber Pakhtunkhwa dopo la strage dello
scorso 22 settembre a Peshawar - continuano a rimanere insolute. È "triste" vedere
che a dispetto delle ripetute minacce alle chiese "le misure di sicurezza non siano
ancora soddisfacenti", ha commentato mons. Rufin Anthony, vescovo di Islamabad/Rawalpindi,
raggiunto da AsiaNews. La polizia afferma il contrario, ma di tutto questo, aggiunge
il presule, "non v'è traccia visibile". "Chiediamo alle autorità competenti - conclude
- di prendere le misure necessarie per assicurarsi che questi episodi non si ripetano
più". Le nuove azioni per sconfiggere le condizioni di isolamento e insicurezza in
cui quotidianamente vivono i cristiani pakistani sono state annunciate dal governo
della provincia a nord del Paese, dopo che lo scorso mese, presso la All Saints Churchdi Peshawar, 140 persone erano morte e altre 161 rimaste ferite in un attentato
organizzato da due kamikaze che si sono fatti esplodere presso l’edificio. Con più
di 180 milioni di abitanti (di cui il 97% professa l'islam), il Pakistan è la sesta
nazione più popolosa al mondo ed è il secondo fra i Paesi musulmani dopo l'Indonesia.
Circa l'80% è musulmano sunnita, mentre gli sciiti sono il 20% del totale. Vi sono
inoltre presenze di indù (1,85%), cristiani (1,6%) e sikh (0,04%). Le violenze contro
le minoranze etniche o religiose si verificano in tutto il territorio nazionale, in
particolare a danno dei cristiani, da tempo obiettivo dei fondamentalisti islamici.
(C.S.)