Si allarga lo scandalo "datagate": 35 i leader mondiali spiati dall'intelligence Usa.
Protesta Ue
Sta diventando un vero e proprio scontro tra Europa e Stati Uniti la vicenda delle
intercettazioni telefoniche dell’intelligence americana. Secondo il quotidiano The
Guardian, la National Security Agency avrebbe spiato le conversazioni di 35 leader
mondiali, E ieri al Consiglio Europeo di Bruxelles si è levata alta la protesta, guidata
da Francia e Germania, nei confronti di Washington. Da Bruxelles, Laura Serassio:
Dopo le rivelazioni
degli ultimi giorni riguardanti Francia e Germania, sono proprio il Presidente François
Hollande e la Cancelliera Angela Merkel a prendere l’iniziativa. In una bilaterale
a margine del Vertice concordano di dare il via a un gruppo di lavoro comune per arrivare,
entro fine anno, a un codice di buona condotta nell’attività di spionaggio. La cooperazione
comprenderà ovviamente gli americani ed è aperta agli altri Stati membri che volessero
partecipare. Scartata invece l’idea ben più drastica proposta dal Presidente dell’Europarlamento,
Martin Schulz, di interrompere i negoziati commerciali in corso con Washington per
un’area di libero scambio. Il messaggio sulla questione Datagate, comunque, sarà incluso
nelle conclusioni del Vertice, nonostante l’opposizione della Gran Bretagna. Niente
progressi, invece, proprio per i freni di Londra, sul regolamento per rafforzare la
protezione dei dati personali. Le discussioni riprendono, questa mattina, sull’altro
grande tema del Summit, l’immigrazione.
Dunque, lo scandalo “datagate” sta
rischiando di raffreddare i rapporti tra Europa e Stati Uniti, proprio in un momento
delicato della politica internazionale con varie crisi da risolvere, come quelle siriana,
israelo-palestinese e dell’immigrazione dal nord Africa. Giancarlo la Vella ne
ha parlato con Luciano Bozzo, docente di Studi Strategici e Relazioni Internazionali
all’Università di Firenze:
R. – Stiamo
parlando di cose che sono ben note da anni, cioè lo spionaggio effettuato dagli Stati
Uniti ma più in particolare dai Paesi di cultura anglosassone nei confronti non soltanto
dei propri avversari, ma anche dei propri alleati e non solo per ragioni di sicurezza,
ma anche per ragioni industriali, economiche, commerciali. Evidentemente, questa è
una violazione della privacy ed è chiaro quindi che un sistema di questo genere colpisce
tanto il pubblico quanto il privato, perché il privato oggi non è meno interessante
del pubblico, e perché la stessa distinzione tra pubblico e privato ormai è quasi
priva di ogni significato. Indubbiamente, la situazione è estremamente imbarazzante;
che questo poi degeneri portando ad una frattura maggiore, mi pare in questo momento
poco probabile, perché ci sono in gioco interessi maggiori. Certo è che se continuassero
a venire fuori storie come quelle di cui si è letto in questi ultimi giorni, la crisi
non sarebbe facilmente controllabile. E c’è di fondo un dato, che è innegabile: dopo
la fine della Guerra fredda, l’Oceano atlantico si è “allargato”; gli interessi di
chi sta oltreoceano sono oggi diversi rispetto che in passato, rispetto agli interessi
nazionali e anche europei di noi che stiamo su quest’altra sponda dell’Oceano Atlantico.