Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
Nella 30.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci propone il Vangelo in cui
Gesù racconta la parabola del fariseo e del pubblicano che si recano al tempio per
pregare. Il fariseo vanta le sue opere buone davanti a Dio disprezzando il pubblicano
che, invece, chiede perdono a Dio per i suoi peccati. Gesù afferma:
“Io
vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque
si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato”.
Su questo
brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Ezechiele Pasotti,
prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:
Il Vangelo oggi
ci racconta una parabola, propria di Luca, in cui si opera un capovolgimento divino.
Ma per coglierlo dobbiamo situare bene il contesto. Il fariseo non è una persona doppia
o falsa: al contrario, è un uomo fedele e pio, che compie quanto prescritto dalla
Legge ed anche qualcosa di più. È un uomo sinceramente religioso. Il pubblicano invece,
per quanto ci possa essere simpatico, è di fatto un collaborazionista dei romani,
un taglieggiatore del suo popolo che si incarica di riscuotere le tasse per i nemici,
e perciò è odiato e disprezzato. Ambedue vanno al tempio: il fariseo, il religioso,
si sente a casa sua, si pone là, davanti a tutti e in piedi – era la postura normale
della preghiera, e come ragionando tra di sé – in questo è davvero una preghiera strana
– fa un’esaltazione di se stesso, di tutto ciò che fa come uomo pio: lui non è come
gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e tanto meno come quel pubblicano, laggiù
in fondo: probabilmente l’ha notato entrando nel tempio e ne è rimasto come infastidito,
perché quella gente non dovrebbe nemmeno presentarsi davanti a Dio, dovrebbe vergognarsi!
Un giudizio, quando non disprezzo, così comune anche tra di noi! Il pubblicano, invece,
resta laggiù, a distanza, non osa neppure alzare gli occhi, si batte il petto e chiede
pietà: è un peccatore e lo sa bene. Ed ecco il capovolgimento – lo stesso che il Signore
vorrebbe operare in noi oggi, perché risuoni anche per noi quel divino ”Io vi dico”
–: “Questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque
si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato”.