2013-10-25 20:23:44

Accordo sull'immigrazione al Vertice UE di Bruxelles. Letta: "conclusioni sufficienti rispetto alle aspettative"


Al Consiglio europeo che si è concluso oggi, è stato raggiunto l'accordo sul tema dell'immigrazione. I 28 si sono impegnati ad "azioni determinate" seguendo tre principi: prevenzione, protezione e solidarietà e hanno espresso l’intenzione di condividere la responsabilità sulla questione con i Paesi maggiormente colpiti. ''Le conclusioni'' in materia di immigrazione ''sono sufficienti rispetto alle aspettative'', il commento del premier, Enrico Letta, che ha continuato: ''Consideriamo importante il fatto che abbiano incorporato il concetto di solidarietà, che non era scontato. Ma sull’esito del Consiglio, sentiamo da Bruxelles, Laura Serassio:RealAudioMP3

Seconda e ultima giornata di lavori del Vertice dedicata al tema dell’immigrazione. Gli 8 Paesi del Sud Europa, in testa l’Italia, affiancata tra gli altri da Spagna e Francia, ottengono due parole chiave nel testo conclusivo del Summit: solidarietà e distribuzione delle responsabilità. Un esito positivo, secondo il Premier Enrico Letta: “il tema dei flussi diventa finalmente europeo”, commenta, ma guarda già a dicembre, perché solo se seguiranno azioni concrete allora ci si potrà dire davvero soddisfatti. La task force per il Mediterraneo, che si è riunita ieri per la prima volta, porterà sul tavolo dei 28 uno studio su come migliorare Frontex, l’agenzia europea per il pattugliamento delle frontiere, ma gli Stati membri iniziano a dimostrare una certa apertura: l’Olanda ha già fatto sapere che destinerà nuovi mezzi aerei all’agenzia, la Francia si è detta pronta a fornire più risorse e la Cancelliera tedesca parla di misure a corto termine necessarie. Frena, invece, sulla discussione a lungo termine, quella per modificare le regole dell’asilo, che sarà sul tavolo solo l’anno prossimo e su cui si dice scettica. Sull’altro grande tema di questo Vertice, la questione dello spionaggio americano, i 28 hanno confermato il gruppo di lavoro proposto dal duo franco-tedesco, per collaborare con le autorità statunitensi a un codice di condotta dei servizi segreti, pensato per le attività oltreoceano, ma che valga anche per quello che avviene nel nostro continente.

Dell'azione comune dell’Europa sul fronte immigrazione, Fausta Speranza ha parlato con Pier Virgilio Dastoli, presidente del Movimento federativo europeo: RealAudioMP3

R. – Innanzitutto diciamo: finalmente! Negli ultimi anni ci sono stati 20 mila morti e finalmente si arriva a stabilire una road map sull’immigrazione. Certamente bisogna rafforzare le strutture "Frontex" ed Eurosur. I governi devono uscire dalla miopia e rafforzare nel concreto queste strutture. E poi, però, bisogna seguire delle politiche, simili a quelle, per esempio, che facemmo con l’Albania, cioè degli accordi con i Paesi rivieraschi, in modo tale da far sì che il problema venga risolto a monte, e non soltanto quando i barconi sono nel Mediterraneo.

D. – Ci volevano i morti, purtroppo, per arrivare a questo vertice...

R. – Ci volevano molti morti, purtroppo. Credo che i governi abbiano mostrato in questo, non soltanto miopia, ma un’incapacità di visione, nel governare questi problemi, assolutamente scandalosa.

D. – Adesso si dovrebbe fare un passo in avanti, ma facciamo anche un po’ di storia. In passato, c’è stato disinteresse ma ci sono stati anche dei tentativi di politiche sul Mediterraneo che sono falliti...

R. – E’ dagli anni ’60 che l’Europa avvia delle politiche: la prima era una politica mediterranea globale, poi rinnovata; poi gli accordi di associazione; poi il partenariato con il Mediterraneo; poi l’Unione per il Mediterraneo. Ma nulla di questo ha prodotto qualcosa di serio, anzi negli accordi che noi abbiamo fatto, abbiamo guadagnato noi, ma non hanno guadagnato questi Paesi. Quando è scoppiata la cosiddetta "Primavera Araba", la reazione dell’Europa globalmente è stata assolutamente inadeguata e abbiamo quindi contribuito, in qualche modo, affinché queste primavere si avviassero all’autunno e poi all’inverno. C’è da fare molto da questo punto di vista. C’è da fare molto per aiutare i giovani, per esempio fare un "Erasmus" anche con i Paesi del Mediterraneo; aiutare l’imprenditoria giovanile; aiutare una certa mobilità regolare di questi giovani in Europa; non dare contributi ai governi ma piuttosto alle organizzazioni della società civile; i partiti e i sindacati dovrebbero in qualche modo rafforzare i loro legami con le realtà di questi Paesi, inserendosi nelle organizzazioni di partito e sindacali di questi Paesi. Insomma, non c’è soltanto una responsabilità di governi, ma c’è una responsabilità della società europea, che si deve fare carico di relazioni diverse con i Paesi dall’altra parte del Mediterraneo.

D. – Quali sono stati i punti di maggiore divisione dell’Europa sul Mediterraneo? Evidentemente se non si è arrivati ad una politica comune è perché c’erano punti di vista diversi...

R. – Primo motivo è che ciascun Paese ha ritenuto che la politica estera fosse un affare esclusivamente nazionale. Ciascuno, quindi, ha gestito le relazioni di questi Paesi soltanto in una dimensione nazionale e qualche volta anche post coloniale. In secondo luogo, perché non abbiamo mai avuto una posizione chiara e netta comune sulla questione del conflitto arabo-israeliano e quindi non abbiamo contribuito affinché si facessero passi avanti da questo punto di vista. In terzo luogo, perché l’Europa, per molti anni, ha dato la priorità ad una dimensione che era quella dell’Europa centrale ed orientale, dimenticando la dimensione mediterranea. E, in quarto luogo, perché noi stiamo trattando in maniera assolutamente inadeguata la questione dei negoziati con la Turchia, che evidentemente, da questo punto di vista, è un Paese chiave, cerniera, per le nostre relazioni con il Mediterraneo.







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