Vertice europeo a Bruxelles sulla tragedia degli sbarchi e il ruolo dell’agenzia Frontex
Dare al problema dell'immigrazione una risposta europea guidata dal principio di "solidarietà"
e di un'equa “ripartizione delle responsabilità". E'quanto si legge nell'ultima versione
della bozza di conclusioni del vertice dell’Ue a Bruxelles, che accoglierebbe le richieste
dell'Italia. Al centro del summit dei Ventotto figurano anche la tragedia degli sbarchi
e il ruolo dell’agenzia Frontex per il controllo delle coste. A Strasburgo, intanto,
è stata approvata la risoluzione in cui il Parlamento Europeo chiede la modifica delle
normative nazionali "per garantire che le persone non possano essere punite per aver
prestato assistenza a migranti in difficoltà in mare", e che riguarda implicitamente
anche la legge Bossi-Fini. Da parte sua, il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini,
rivolgendosi all'Unione Europea, afferma: "Ora che tutti avete visto quelle bare speriamo
che davvero qualcosa cambi. Non deludeteci". Al microfono di Marina Tomarro
il direttore di Africa News, Steve Ogongo lamenta l’indifferenza dei leader
africani:
R. - Non si
può rimanere indifferenti quando muoiono centinaia di persone in un’unica tragedia.
Non è concepibile che i tuoi cittadini muoiano e non dire niente, non fare niente,
non presentarsi neanche al funerale.
D. – Il Parlamento europeo ha chiesto
la modifica delle normative nazionali per garantire che le persone non possano essere
punite per avere prestato assistenza a migranti in difficoltà in mare. Lei cosa ne
pensa?
R. – Secondo me bisogna andare indietro nel tempo e cercare di capire
perché le persone prendono quelle “barche di morte”. L’Europa dovrebbe cambiare l’approccio
e Frontex non è una soluzione: cercare di affrontare il problema da questo punto di
vista è come mettere un cerotto su una ferita, ma sotto la ferita rimane. L’Europa
si deve interrogare sui rapporti con l’Africa, deve adottare le politiche giuste che
permettono lo sviluppo di questo continente e permettere a chi scappa per salvarsi
la vita di poterlo fare in modo sicuro.
D. – Gli africani che sono arrivati
in Italia possono in qualche modo essere di aiuto ai loro fratelli in Africa per evitare
che intraprendano questi “viaggi della morte”?
R. – Sì. Quello che possono
fare è raccontare la vera realtà. Non bisogna però nascondere che non tutti quelli
che partono per questi viaggi sono persone che veramente cercano asilo; ci sono anche
migranti economici, persone consapevoli che intraprendendo questo viaggio ed arrivando
a destinazione troveranno lavoro. Allora, siamo noi che dobbiamo aiutare a far capire
chi sta lì che quella non è la strada giusta da intraprendere. Ma questo conta poco.
La cosa che veramente serve alle politiche europee è aiutare chi cerca lavoro di arrivare
qui in modo regolare.