2013-10-24 15:19:59

Tunisia: 3 giorni di lutto nazionale dopo l’uccisione di 7 agenti dell’antiterrorismo


Fino a sabato in Tunisia è lutto nazionale in onore dei sette agenti della Guardia nazionale uccisi a Sidi Bouzid da un gruppo terroristico islamico. Lo ha annunciato il presidente della Repubblica, Marzouki, sottolineando che saranno messi a disposizione dell'apparato militare e di sicurezza “tutti i mezzi per battere il flagello del terrorismo”. Disordini si sono registrati ai funerali di alcuni degli agenti uccisi e nella città di Kef è stata presa d'assalto la sede del partito "Ennahda" al governo. Fausta Speranza ha parlato del delicato momento che attraversa la Tunisia, a un anno dalle prime elezioni democratiche, con Luciano Ardesi, esperto dell’area del Maghreb:RealAudioMP3

R. - Fa parte di una strategia della tensione che è in corso da molti mesi, da quando l’opposizione ha chiesto le dimissioni del governo. Ieri, il capo del governo si è anche impegnato a intraprendere una strada che porti a nuove elezioni; che porti innanzi tutto alle dimissioni del governo e poi a nuove elezioni. Però questi episodi, tensioni, manifestazioni contrapposte, fanno sì che questi propositi, che sono in corso da almeno sei mesi, vengono puntualmente smentiti.

D. – Qual è il dialogo possibile in questo momento in Tunisia tra l’opposizione e le forze governative?

R. - Credo che il governo si sia rassegnato a farsi da parte - almeno momentaneamente - per favorire quindi la nascita di un governo tecnico che porti alla conclusione dei lavori della costituente, bloccata da oltre tre mesi; quindi una nuova costituzione e infine elezioni sulla base di una nuova legge elettorale. Ma è proprio questo percorso che ogni volta si trova interrotto da episodi tragici come gli scontri con i fondamentalisti e terroristi salafiti come le uccisioni di esponenti politici, come è accaduto in febbraio e nel giugno scorso.

D. - Dunque la Tunisia è in piena fase di transizione. È così?

R. - Il dramma è che non si sa bene verso quale transizione. Naturalmente, tutti abbiamo sperato che dalla rivolta di oltre due anni fa uscisse una democrazia compiuta. Questo non è ancora accaduto, anche perché le forze politiche in campo dimostrano delle divisioni che non riescono a comporsi. Tutto questo avviene sul terreno sociale economico disastrato da una crisi economica che naturalmente ha investito la Tunisia come altri Paesi del Mediterraneo e del mondo, ma che in questo caso è accentuata dall’incertezza che in questi ultimi mesi ha portato i gruppi terroristi che colpiscono soprattutto le parti interne del Paese e destabilizzano il quadro politico e che certamente anche scoraggiano l’investimento straniero.

D. - In tutto questo la strategia del terrore qual è? Qual è l’obbiettivo?

R. - Naturalmente l’obiettivo è quello di poter compiere la transizione verso una democrazia di tipo islamico, come del resto era nei programmi di "Ennahda" prima di andare al governo. C’è chi sospetta nelle opposizioni di centro e di sinistra che "Ennahda" abbia preso potere proprio per facilitare questa transizione. Va detto che questo disegno si è scontrato immediatamente con una forte opposizione della popolazione e anche con il clamoroso insuccesso da parte del governo di "Ennahda" di assicurare un minimo di benessere e tranquillità alla popolazione.

D. - Oggi c’erano due appuntamenti importanti: uno doveva essere l’avvio del dialogo e l’altro una conferenza stampa del premier che a questo punto non c’è stata sicuramente nei termini in cui sarebbe stata prima dell’attentato. Questo ha confermato che, vista la situazione molto delicata, lui resta premier …

R. - Il sospetto è che questi incidenti, che puntualmente accadono nei momenti cruciali in cui questo dialogo dovrebbe avere luogo, siano provocati ad arte da chi non vuole favorire una transizione verso la democrazia, quindi verso il dialogo nazionale che è rimasto sospeso e a quanto pare rimarrà sospeso ancora una volta dopo gli episodi di ieri e di oggi.







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