Giordania: al via convegno sul ruolo delle donne cristiane in Medio Oriente
Si è aperta ad Amman, in Giordania, con una relazione del Patriarca di Gerusalemme,
Fouad Twal, sul ruolo delle donne nella vita della Chiesa e della società in Medio
Oriente, il convegno dedicato al servizio reso dalle donne credenti “alla vita, alla
dignità e al bene comune”. Sulle ragioni di questo incontro, che prevede le testimonianze
di diverse donne cristiane arabe impegnate in campo politico e sociale, Cecilia
Sabelli ha intervistato Maria Giovanna Ruggieri, presidente dell’Unione
mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche, promotrice dell’iniziativa:
R. – Sicuramente,
quello che ci ha spinto quando abbiamo pensato a questa conferenza, è stato il desiderio
di conoscere, perché per il resto del mondo - se così si può dire - questa parte del
mondo, almeno da quello che ci trasmettono i media, è visto sempre in maniera un po’
monolitica. La gente quasi non crede che possano esistere delle comunità cristiane
in questa parte del mondo, perché da quello che conosciamo - vorrei anche dire abbastanza
superficialmente a volte - c’è una cultura predominante e una religione predominante,
per cui non esiste nient’altro. Invece scopriamo che ci sono diverse comunità cristiane.
Quindi da un lato abbiamo il desiderio di conoscerle e di ascoltare la loro realtà,
la loro esperienza e, dall’altro, di far sentire loro la vicinanza del resto del mondo,
perché spesso lamentano che noi non siamo molto attenti alla loro realtà. Noi consideriamo
questo incontro un primo passo. Il nostro impegno è fondamentalmente un impegno formativo:
l’obiettivo dell’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche, di questa
organizzazione che io presiedo, è quello della formazione delle donne, per far avere
loro un ruolo attivo e partecipativo sia nella vita ecclesiale che nella vita civile.
Quindi, in prospettiva, se ci sarà la possibilità, pensiamo di dare ancora il nostro
contributo, di essere ancora presenti. Però, per adesso, l’obiettivo è questa conoscenza.
D.
- Nell’Esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente di Benedetto XVI, alla
quale vi ispirerete nel corso dei lavori, il Papa emerito invita a un maggior coinvolgimento
delle donne nella vita pubblica ed ecclesiale. Qual è, in questo senso, la situazione
dell’area in cui vi trovate?
R. - Rispetto a questa situazione, noi vogliamo
anche ascoltare i perché. Qui è presente un’ex ministra dell’Iraq. Le donne di quest’area,
almeno quelle che hanno fatto anche un percorso professionale, hanno abbastanza chiaro
il loro ruolo, almeno in termini sociali. Il problema è più a livello ecclesiale,
dove - questo almeno è quello che superficialmente si percepisce un po’ - questa partecipazione
nella vita ecclesiale è più di carattere esecutivo. Vediamo, anche con le sollecitazioni
di Papa Francesco, che c’è possibilità di fare e di essere di più e non soltanto degli
esecutori nella vita ecclesiale e quindi di aiutarci reciprocamente anche in questo:
nell’essere più propositive e non soltanto ‘esecutive’ nella vita ecclesiale; dobbiamo
riscoprire il ruolo femminile: il ruolo di questo famoso genio femminile di
cui parlava Giovanni Paolo II nella Mulieris Dignitatem, e che deve essere
appunto anche propositivo. E’ una questione di credere che c’è una specificità femminile
che possa essere messa la servizio della comunità ecclesiale e che noi donne stesse
ancora facciamo qualche fatica a tirar fuori.