Episcopato è servizio, non onore: così il Papa per l'Ordinazione episcopale di mons.
Gloder e mons. Speich
Papa Francesco ha presieduto nel pomeriggio nella Basilica di San Pietro la Messa
per l’ordinazione episcopale di mons. Jean-Marie Speich, nunzio apostolico in Ghana,
e di mons. Giampiero Gloder, presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica.
Il Papa ha letto il testo dell’omelia rituale, prevista nel Pontificale Romano per
il rito dell’Ordinazione episcopale, aggiungendo spontaneamente alcune integrazioni.
Così, seguendo il testo rituale, il Papa ha riflettuto sull’alta responsabilità ecclesiale
a cui sono chiamati i due nuovi vescovi:
"Il Signore nostro Gesù Cristo inviato
dal Padre a redimere gli uomini mandò a sua volta nel mondo i dodici apostoli, perché
pieni della potenza dello Spirito Santo annunziassero il Vangelo a tutti i popoli,
riunendoli sotto un unico pastore, li santificassero e li guidassero alla salvezza.
Al fine di perpetuare di generazione in generazione questo ministero apostolico, i
dodici si aggregarono dei collaboratori trasmettendo loro con l’imposizione delle
mani il dono dello Spirito ricevuto da Cristo, che conferiva la pienezza del sacramento
dell’ordine. Così, attraverso l’ininterrotta successione dei vescovi nella tradizione
vivente della Chiesa si è conservato questo ministero primario e l’opera del Salvatore
continua e si sviluppa fino ai nostri tempi. Nel vescovo circondato dai suoi presbiteri
è presente in mezzo a voi lo stesso Signore nostro Gesù Cristo, sommo Sacerdote in
eterno. E’ Cristo, infatti, che nel ministero del vescovo continua a predicare il
Vangelo di salvezza e a santificare i credenti, mediante i sacramenti della fede.
E’ Cristo che nella paternità del vescovo accresce di nuove membra il suo corpo, che
è la Chiesa. E’ Cristo che nella sapienza e prudenza del vescovo guida il popolo di
Dio nel pellegrinaggio terreno fino alla felicità eterna. Accogliete, dunque, con
gioia e gratitudine questi nostri fratelli, che noi vescovi con l’imposizione delle
mani oggi associamo al Collegio episcopale. Rendete loro l’onore che si deve ai ministri
di Cristo e ai dispensatori dei ministeri di Dio, ai quali è affidata la testimonianza
del Vangelo e il ministero dello Spirito per la santificazione. Ricordatevi delle
parole di Gesù agli apostoli: ‘Chi ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi, disprezza
Me e chi disprezza Me, disprezza Colui che mi ha mandato’”.
Poi ha proseguito:
“Quanto a voi, Jean Marie e Giampiero, eletti dal Signore, riflettete che siete stati
scelti fra gli uomini e per gli uomini, siete stati costituiti nelle cose che riguardano
Dio. “Episcopato” infatti è il nome di un servizio, non di un onore. Al vescovo compete
più il servire che il dominare, secondo il comandamento del Maestro: ‘Chi è il più
grande tra voi, diventi come il più piccolo. E chi governa, come colui che serve’”.
E ha aggiunto a braccio: “Sempre in servizio, sempre il servizio”. E ha proseguito
l’omelia rituale: “Annunciate la Parola in ogni occasione: opportuna e non opportuna.
Ammonite, rimproverate, esortate con ogni magnanimità e dottrina. E mediante l’orazione
e l’offerta del sacrificio per il vostro popolo, attingete dalla pienezza della santità
di Cristo la multiforme ricchezza della divina grazia”.
E ha aggiunto ancora
a braccio: “Mediante l’orazione. Ricordate quel primo conflitto nella Chiesa di Gerusalemme,
quando i vescovi avevano tanto lavoro per custodire le vedove, gli orfani e hanno
deciso di nominare i diaconi. Perché? Per pregare e predicare la Parola. Un vescovo
che non prega è un vescovo a metà cammino. E se non prega il Signore finisce nella
mondanità”.
Riprendendo l’omelia rituale ha proseguito: “Nella Chiesa a voi
affidata siate fedeli custodi e dispensatori dei misteri di Cristo, posti dal Padre
a capo della sua famiglia seguite sempre l’esempio del Buon Pastore, che conosce le
sue pecore, da esse è conosciuto e per esse non ha esitato a dare la vita”. “Amate,
amate con amore di padre e di fratello – ha detto - tutti coloro che Dio vi affida.
Anzitutto, amate i presbiteri e i diaconi. Sono vostri collaboratori – e a braccio
ha sottolineato - sono i più prossimi dei prossimi, per voi. Mai far aspettare un
presbitero, un’udienza, subito rispondere. Siate vicini a loro”.
“Ma anche
– ha affermato proseguendo l'omelia rituale - amate i poveri, gli indifesi e quanti
hanno bisogno di accoglienza e di aiuto. Esortate i fedeli a cooperare all’impegno
apostolico e accostateli volentieri. Abbiate viva attenzione a quanti non appartengono
all’unico ovile di Cristo, perché essi pure vi sono stati affidati nel Signore”. E
ha aggiunto a braccio: “Pregate tanto per loro”. Quindi ha proseguito: “Ricordatevi
che nella Chiesa cattolica, radunata nel vincolo della carità siete uniti al Collegio
dei vescovi e dovete portare in voi la sollecitudine di tutte le Chiese, soccorrendo
generosamente quelle che sono più bisognose di aiuto. E vegliate con amore su tutto
il gregge nel quale lo Spirito Santo vi pone a reggere la Chiesa di Dio. Vegliate
nel nome del Padre, del quale rendete presente l’immagine; nel nome di Gesù Cristo,
suo Figlio, dal quale siete costituiti maestri, sacerdoti e pastori. Nel nome dello
Spirito Santo che dà vita alla Chiesa e con la sua potenza sostiene la nostra debolezza.
Così sia!”