Udienza generale. Il Papa: se non porta Gesù al mondo come Maria, la Chiesa diventa
una ong
Maria ha portato Gesù al mondo e la sua carità: la Chiesa deve fare altrettanto, altrimenti
diventa un’agenzia umanitaria. Questo pensiero di Papa Francesco è emerso dalla catechesi
dell’udienza generale tenuta ieri mattina in Piazza San Pietro, davanti a oltre 100
mila persone. Il Papa ha presentato Maria come modello di fede, di carità, di unione
con Cristo, e ha concluso invitando a pregare il Rosario nel mese di ottobre per la
pace nel mondo. Il servizio di Alessandro De Carolis:
O porta Gesù
al mondo – assieme alla sua gioia, al suo amore gratuito – oppure il bene, che pure
potrà fare, la farà assomigliare a una ong, ma in quanto Chiesa sarà “morta”. Allergico
ai mezzi termini com’è suo costume, Papa Francesco mette i cristiani in guardia. Il
vostro modello, afferma, è Maria, e non ha alternative. Maria “modello di fede”, modello
di “carità”, “modello di unione con Cristo”. Un esempio alto, certo, ma il Papa avverte:
è sbagliato considerare Maria “troppo diversa da noi”. Lei, ricorda, ha pronunciato
il suo “sì” a Dio “nella semplicità delle mille occupazioni e preoccupazioni” di ogni
mamma. E fin dai primi giorni della sua maternità, non si è risparmiata, portando
il suo aiuto – e Gesù dentro di sé – alla cugina Elisabetta:
“Questa è la
Chiesa: non porta se stessa, se è piccola, se è grande, se è forte, se è debole, ma
la Chiesa porta Gesù. E la Chiesa deve essere come Maria, quando è andata – lo abbiamo
sentito nel Vangelo – quando è andata a fare la visita ad Elisabetta. Cosa portava
Maria? Gesù! E la Chiesa porta Gesù. E questo è il centro della Chiesa, eh? Portare
Gesù. Se – un’ipotesi – una volta succedesse che la Chiesa non porta Gesù, quella
è una Chiesa morta. Capito? Deve portare Gesù? E deve portare la carità di Gesù, l’amore
di Gesù, la forza di Gesù”.
A ogni affermazione che indica un dover essere,
Papa Francesco fa seguire di norma alcune domande, nette, che mettono l’anima in controluce.
Com’è – chiede ai 100 mila e oltre che lo guardano – il nostro amore? È “forte” o
è come vino allungato con l’acqua, che “segue le simpatie, che cerca il contraccambio”,
in parole povere un “amore interessato”?:
“Una domanda: a Gesù piace l’amore
interessato o non piace? Piace? Ah, non siete ben convinti, eh? Piace o non piace?
Non piace! L’amore deve essere l’amore gratuito, come era il suo amore. Come sono
i rapporti nelle nostre parrocchie, nelle nostre comunità? Ci trattiamo da fratelli
e sorelle? O ci giudichiamo, parliamo male gli uni degli altri? Ma, io ho sentito
che qui a Roma nessuno parla male dell’altro… E quello è vero? Non so. Io lo dico”.
Se
nel ricordare all’inizio della catechesi l’esemplarità della fede di Maria Papa Francesco
ne aveva sottolineato il “sì perfetto” che sotto la Croce la rende Madre dell’umanità,
nel definire la sua capacità di unione con Cristo, il Papa ribadisce che il “culmine”
di tale unione viene raggiunto sul Calvario:
“La Madonna ha fatto proprio
il dolore del Figlio ed ha accettato con Lui la volontà del Padre, in quella obbedienza
che porta frutto, che dona la vera vittoria sul male e sulla morte. E’ molto bella
questa realtà che Maria ci insegna: l'essere sempre uniti a Gesù (…) Chiediamo al
Signore che ci doni la sua grazia, la sua forza, affinché nella nostra vita e nella
vita di ogni comunità ecclesiale si rifletta il modello di Maria, Madre della Chiesa”.
Papa
Francesco, alternandosi alla sintetica lettura delle catechesi in sette lingue, ha
quindi rivolto saluti ai numerosissimi gruppi presenti in Piazza. In particolare,
a più riprese ha rinnovato l’invito a recitare quotidianamente il Rosario, “possibilmente
in famiglia”, chiedendo nel mese di ottobre “la pace per il mondo e il ritorno ai
valori evangelici”. E ha terminato con due speciali richieste dirette ad altrettante
categorie di persone:
“Cari giovani, (…) siate coraggiosi testimoni della
fede cristiana; cari ammalati, offrite la vostra croce quotidiana per la conversione
dei lontani alla luce del Vangelo”.