Mons. Paglia: diritti individuali troppo esaltati, sgretolano famiglia luogo del "noi"
Assemblea plenaria a Roma del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Tre giorni di
studio e dibattito alla Domus Pacis, nel 30.mo della Carta dei Diritti della
famiglia, pubblicata dal dicastero vaticano. Oggi, incontro aperto al pubblico sul
tema “Nuovi orizzonti antropologici e diritti della famiglia”. Quindi, a seguire sabato
e domenica pellegrinaggio internazionale delle famiglie alla tomba di San Pietro.
Roberta Gisotti ha intervistato l’arcivescovoVincenzo Paglia,
presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia:
D. - Mons. Paglia,
30 anni fa la Carta dei Diritti della famiglia poneva nero su bianco i principi fondamentali
di questa istituzione, “espressi – si leggeva nel preambolo del documento vaticano
– nella coscienza dell’essere umano e nei valori comuni a tutta l’umanità”. Questa
Carta è tuttora valida? Va difesa e valorizzata? O va rivista?
D. – Anzitutto,
va difesa e valorizzata perché non dimentichiamo che la famiglia come soggetto giuridico
è una dimensione che attraversa i secoli, non è che sia nata l’altro ieri o cento
anni fa. C’è una dimensione che attraversa la storia, che ha fatto della famiglia
il primo luogo nel quale si apprende a essere assieme: è il primo “noi”. E, in questo
senso, sottolinearne la soggettività è un riconoscimento dovuto soprattutto in un
tempo nel quale lo sviluppo è diretto in particolare verso i diritti individuali,
che – ovviamente – sono anch’essi sacrosanti, ma guai a contrapporli o ad esaltarli
senza tener conto di quel “noi” della famiglia. In questi 30 anni, sono certamente
cambiate ancora tantissime cose nella società, nella cultura oltre che in altri ambiti.
Ma non c’è dubbio che – seppure possa essere necessario qualche aggiornamento – resta
però in tutta la sua validità la richiesta alle comunità ecclesiali, ma anche alle
diverse realtà civili e statali, che la famiglia sia riconosciuta come un soggetto
che ha un suo valore, una sua vocazione, e diritti come anche doveri.
D. –
Da un lato, tutti sulla carta difendono la famiglia in quanto tale, ma effettivamente
c’è molta poca chiarezza. Ci sono anche molte spinte disgregatrici della famiglia,
come viene intesa nel modo tradizionale, non solo dalla Chiesa ma anche dalle Carte
delle Nazioni Unite…
R. – Io direi vi è anzitutto una riflessione da fare:
siamo di fronte a una sorta di esaltazione dell’“io” fino ad averne le vertigini e
la sottolineatura unilaterale o assoluta dell’“io” sta, in realtà, sgretolando la
famiglia, ma non solo: sgretola tante altre forme di socialità. Non è un caso che
siano in crisi le società delle città, le società delle Nazioni, sono in crisi i partiti,
sono in crisi tante forme associative. Questo, perché? Perché, appunto, l’“io” diventa
una sorta di idolo verso il quale tutto va piegato: sul suo altare si sacrifica tutto.
Ecco perché bisogna essere molto cauti nell’incrinare questo soggetto che, come dicevo
prima, ha attraversato i secoli, che è vero che è mutato nelle sue manifestazioni,
ma non certo nella sua sostanza. E questo va compreso con grande attenzione. Penso
che debba far riflettere un fatto che sta emergendo in questi ultimi anni, e cioè
la crescita delle cosiddette famiglie uni personali, cioè dei single che si
ritengono famiglia. Questo mi suggerisce una riflessione: che rifiutare o non attuare
il matrimonio e la famiglia non vuol dire che crescano le altre forme, ma si va verso
una sorta di società de-familiarizzata, in cui qualsiasi legame diventa a tal punto
pesante che alla fine si decide che sia meglio star soli.
D. – Di questi temi
sicuramente si parlerà nel Convegno pubblico, che è un’occasione anche per interpellare
gli esperti…
R. – Il discernimento o l’approccio, l’incontro con la società
richiede anche una logica scientifica, giuridica, sociologica per coglierne i diversi
aspetti.
D. – Poi, ci saranno le famiglie protagoniste, sabato e domenica …
R.
– E questo è l’altro appuntamento straordinario: il pellegrinaggio delle famiglie
del mondo a Roma. Provengono da più di 75 Paesi, credo che siano 150-200 mila famiglie,
che manifesteranno la gioia di essere, appunto, famiglie cristiane, il che non vuol
dire che non ci siano problemi, dolori, difficoltà. Le famiglie che vengono qui, però,
vogliono dire che la gioia e la bellezza della famiglia vale la pena anche con tutti
i problemi che possano esserci. E’ la gioia più grande.