2013-10-23 15:43:26

L'Ue ricorda vittime delle mafie. La Torre: polizie devono dotarsi di norme più incisive


Si sono tenute ieri in diverse città, manifestazioni e iniziative per celebrare la “Giornata europea in ricordo delle vittime di mafia e della criminalità organizzata”. Una giornata istituita dal Parlamento europeo con l’intento di dare un segnale chiaro della consapevolezza che quella del contrasto alle mafie è una sfida che coinvolge l’intero Vecchio Continente. Adriana Masotti ne ha parlato con Franco La Torre, presidente della rete europea Flare, "Freedom Legality and Rights in Europe", promossa dall’associazione Libera:RealAudioMP3

R. - Sì, senz’altro lo possiamo dire. A testimoniarlo è anche un atto politico formale delle istituzioni europee, ovvero la proposta di direttiva che la Commissione europea ha inviato al parlamento e al Consiglio europei all’inizio dell’anno scorso. Iniziativa che dimostra come la questione relativa alla presenza delle mafie sul territorio dei Paesi membri dell’Unione sia ormai un dato assunto anche in sede politica. La direttiva è finalizzata, innanzitutto, all’introduzione negli ordinamenti giudiziari dei Paesi membri del provvedimento di sequestro e confisca dei beni della criminalità organizzata.

D. - E’ possibile dire in quali settori - economici, produttivi, etc. - si esprima maggiormente la criminalità organizzata a livello europeo?

R. - Quelli di maggior rilevanza: le mafie vanno dove ci sono affari da concludere. Sono noti interessi della camorra, per esempio, nel settore turistico in Spagna. Ci sono settori economici illegali, per così dire, che stanno molto a cuore alla criminalità organizzata, che fa dell’illegalità il suo primo ambito di intervento. Sono quelli della tratta degli esseri umani e degli organi, ma c’è anche il riciclaggio di denaro e le inchieste di Europol e degli organismi giudiziari europei vedono l’attività di riciclaggio in Germania come in Spagna, in Grecia, nel Regno Unito e in Francia.

D. - Ultimamente, si parla molto anche di interessi mafiosi nel settore dell’ agroalimentare…

R. - Certo, certo. Nel settore agroalimentare e in quello anche del trattamento dei rifiuti e non solo dei rifiuti solidi urbani, ma anche di quelli pericolosi di tipo industriale.

D. - A suo parere, le normative esistenti e anche l’organizzazione delle Polizie, a livello appunto europeo, sono adeguate a questo diffondersi della criminalità organizzata?

R. - Come sempre accade, ci sono luci ed ombre anche in questo ambito. Ed è il motivo per cui organizzazioni in Italia come Libera o a livello europeo come Flare ("Freedom legality and rights in Europe"), la rete internazionale promossa da Libera stessa, non smettono mai di segnalare, sollecitare, sostenere e agire nei confronti delle istituzioni europee perché si adeguino. E’ una battaglia che assume una straordinaria rilevanza vista la straordinaria capacità di penetrazione che hanno le mafie in Europa nei processi decisionali e quindi nei sistemi economici, ma anche in quelli politici.

D. - In riferimento all’Italia e all’impegno contro la mafia, abbiamo visto che per mesi non c’è stata la possibilità di avere un presidente della Commissione antimafia e soltanto ieri si è arrivati a un nome, che ha suscitato nuove polemiche tra i partiti. Al di là della politica, questo è un segnale negativo per quanto riguarda la lotta alla mafia?

R. - Dispiace dirlo, ma in effetti questa Commissione parlamentare è stata istituita e la sua presidenza si è realizzata sotto i peggiori auspici. Non dimentichiamo che di questa Commissione fanno parte parlamentari indicati dai rispettivi gruppi che - come dire - non danno tutte le garanzie della loro imparzialità e oggettività. Questo segnala la crisi, la profonda crisi di valori. Questo, ovviamente, non ci tranquillizza…

Ultimo aggiornamento: 24 ottobre







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