L'Ue ricorda vittime delle mafie. La Torre: polizie devono dotarsi di norme più incisive
Si sono tenute ieri in diverse città, manifestazioni e iniziative per celebrare la
“Giornata europea in ricordo delle vittime di mafia e della criminalità organizzata”.
Una giornata istituita dal Parlamento europeo con l’intento di dare un segnale chiaro
della consapevolezza che quella del contrasto alle mafie è una sfida che coinvolge
l’intero Vecchio Continente. Adriana Masotti ne ha parlato con Franco La
Torre, presidente della rete europea Flare, "Freedom Legality and Rights in Europe",
promossa dall’associazione Libera:
R. - Sì, senz’altro
lo possiamo dire. A testimoniarlo è anche un atto politico formale delle istituzioni
europee, ovvero la proposta di direttiva che la Commissione europea ha inviato al
parlamento e al Consiglio europei all’inizio dell’anno scorso. Iniziativa che dimostra
come la questione relativa alla presenza delle mafie sul territorio dei Paesi membri
dell’Unione sia ormai un dato assunto anche in sede politica. La direttiva è finalizzata,
innanzitutto, all’introduzione negli ordinamenti giudiziari dei Paesi membri del provvedimento
di sequestro e confisca dei beni della criminalità organizzata.
D. - E’ possibile
dire in quali settori - economici, produttivi, etc. - si esprima maggiormente la criminalità
organizzata a livello europeo?
R. - Quelli di maggior rilevanza: le mafie vanno
dove ci sono affari da concludere. Sono noti interessi della camorra, per esempio,
nel settore turistico in Spagna. Ci sono settori economici illegali, per così dire,
che stanno molto a cuore alla criminalità organizzata, che fa dell’illegalità il suo
primo ambito di intervento. Sono quelli della tratta degli esseri umani e degli organi,
ma c’è anche il riciclaggio di denaro e le inchieste di Europol e degli organismi
giudiziari europei vedono l’attività di riciclaggio in Germania come in Spagna, in
Grecia, nel Regno Unito e in Francia.
D. - Ultimamente, si parla molto anche
di interessi mafiosi nel settore dell’ agroalimentare…
R. - Certo, certo. Nel
settore agroalimentare e in quello anche del trattamento dei rifiuti e non solo dei
rifiuti solidi urbani, ma anche di quelli pericolosi di tipo industriale.
D.
- A suo parere, le normative esistenti e anche l’organizzazione delle Polizie, a livello
appunto europeo, sono adeguate a questo diffondersi della criminalità organizzata?
R.
- Come sempre accade, ci sono luci ed ombre anche in questo ambito. Ed è il motivo
per cui organizzazioni in Italia come Libera o a livello europeo come Flare ("Freedom
legality and rights in Europe"), la rete internazionale promossa da Libera stessa,
non smettono mai di segnalare, sollecitare, sostenere e agire nei confronti delle
istituzioni europee perché si adeguino. E’ una battaglia che assume una straordinaria
rilevanza vista la straordinaria capacità di penetrazione che hanno le mafie in Europa
nei processi decisionali e quindi nei sistemi economici, ma anche in quelli politici.
D. - In riferimento all’Italia e all’impegno contro la mafia, abbiamo visto
che per mesi non c’è stata la possibilità di avere un presidente della Commissione
antimafia e soltanto ieri si è arrivati a un nome, che ha suscitato nuove polemiche
tra i partiti. Al di là della politica, questo è un segnale negativo per quanto riguarda
la lotta alla mafia?
R. - Dispiace dirlo, ma in effetti questa Commissione
parlamentare è stata istituita e la sua presidenza si è realizzata sotto i peggiori
auspici. Non dimentichiamo che di questa Commissione fanno parte parlamentari indicati
dai rispettivi gruppi che - come dire - non danno tutte le garanzie della loro imparzialità
e oggettività. Questo segnala la crisi, la profonda crisi di valori. Questo, ovviamente,
non ci tranquillizza…