Grecia: stop ai soldi pubblici per Alba Dorata. Ferrari: decisione inevitabile
Il parlamento greco ha deciso la sospensione del finanziamento pubblico al partito
di estrema destra "Alba Dorata", nelle cui fila ci sono sei deputati accusati di costituzione
di banda criminale. Lo schieramento è finito nella bufera a seguito dell’assassinio
del rapper antifascista, Pavlos Fyssas, avvenuto ad Atene il 18 settembre scorso
per mano di Georgios Roupakias, un militante di Alba Dorata reo confesso. Le indagini
hanno portato all’arresto del leader del movimento, Nikos Michalo-liakos, e di altri
esponenti del partito. Il commento di Antonio Ferrari, editorialista del Corriere
della Sera, profondo conoscitore della realtà greca, al microfono di Giada Aquilino:
R. – E’ un provvedimento
a questo punto inevitabile: il parlamento ha creduto, naturalmente, alle indagini
che sono state fatte, anche all’opera – devo dire abbastanza meritoria – del ministro
dell’Interno, Yiannis Michelakis, che senza fughe di notizie è riuscito ad assestare
un colpo piuttosto duro a questa organizzazione di estrema destra, guidata da Nikos
Michalo-liakos, che si richiama anche nei simboli al nazismo: dalla svastica al tipo
di propaganda e di azioni violente. In parlamento, c’è stata una maggioranza una volta
tanto allargatissima – 235 deputati su 300 – che ha tolto, in pratica, il finanziamento
pubblico al partito con la motivazione che già sei esponenti, tra cui il leader, hanno
perduto l’immunità parlamentare perché alcuni si trovano in carcere e altri sono responsabili
di avere gestito direttamente una banda armata a fini eversivi. Se sono vere le notizie
che aveva diffuso To Vima, il più importante e qualificato settimanale greco – affermando
che Alba Dorata aveva 3.000 uomini pronti a tutto e gruppi per azioni violente – tutto
questo è poco compatibile con una formazione che voglia essere politica.
D.
– Ci sono segnali di tensioni o proteste da parte dei sostenitori di Alba Dorata,
dopo la decisione del parlamento?
R. – Per il momento, devo dire non c’è particolare
tensione da parte dei rappresentanti all’interno del partito. Però, come accade spesso
in questi casi, la brutalità dell’operazione che Alba Dorata stava conducendo ha drenato
chiaramente l’impatto emotivo che questo gruppo – favorito anche dalla crisi – aveva
avuto all’interno della società greca: impatto emotivo che aveva portato i consensi
addirittura al 12%, dal 7% precedente. Quindi, adesso siamo ben al di sotto di questi
dati ed è un risultato che fa capire quanto il greco medio, in fondo, sia rimasto
disgustato da questo tipo di operazione propagandistica di Alba Dorata e che quindi
ritenga inaccettabile il comportamento del partito e dei suoi membri.
D. –
Quando fu arrestato il leader di Alba Durata, il partito minacciò di ritirare i propri
deputati dal parlamento, evocando quindi l’eventualità di nuove elezioni anticipate.
Questo rischio c’è anche adesso?
R. – Può anche darsi che ci sia. Tra l’altro,
questa minaccia di abbandonare il parlamento, di dimettersi, è una minaccia che Michalo-liakos
e i suoi accoliti hanno utilizzato nel momento in cui non avevano ancora compreso
a che livello di profondità fosse arrivata l’indagine della magistratura. Adesso,
credo che accadrà l’esatto contrario: cioè non ci sarà ritiro dei deputati proprio
perché i deputati rimasti vorranno cercare di dimostrare che loro sono soprattutto
un partito e non una banda armata.