2013-10-23 14:04:43

Convegno ecclesiale nazionale. Mons. Nosiglia: importante coinvolgere le Chiese locali


Non tanto un documento di lavoro, quanto un invito ad intraprendere insieme un cammino. E’ quello che di recente l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha indirizzato alle diocesi, le Facoltà Teologiche, le Consulte dell’apostolato dei laici, le associazioni e i movimenti in Italia, in vista del Convegno Ecclesiale nazionale che si svolgerà a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015. Il Convegno avrà per tema: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” e affronterà il travaglio culturale e sociale che caratterizza il nostro tempo mettendo in discussione a volte principi e valori fondamentali personali e collettivi. Adriana Masotti ha intervistato lo stesso mons. Nosiglia, presidente del Comitato preparatorio del Convegno:RealAudioMP3

R. – Si chiama “invito” appunto perché vuole coinvolgere le nostre Chiese locali a mettersi in moto per riflettere insieme sul tema del Convegno, vedere quali siano le esperienze già in atto che mettono in circolo il discorso dell’annuncio di Gesù Cristo con la vita delle persone. Nuovo umanesimo significa appunto che da Gesù Cristo nasce la forza per vivere in modo nuovo la vita di famiglia, di lavoro, ecc … Vogliamo suscitare anzitutto un atteggiamento: un atteggiamento positivo, carico di fiducia, carico di speranza come ci ricorda sempre Papa Francesco. Discernere, leggere insieme i segni dei tempi per parlare un linguaggio accessibile, ma credibile anche, all’uomo d’oggi. Ascoltiamo la base, ascoltiamo le Chiese locali che ci dicono quali siano le esperienze significative che già sono in atto – le buone opere, come si dice – per cui, a partire dalle loro indicazioni - alla fine entro maggio dovremo raccogliere tutte queste indicazioni, queste esperienze - procederemo a definire il vero e proprio documento del Convegno. Luci e ombre, certo, perché il discorso dell’umanesimo non è semplice: ci sono tanti umanesimi oggi con cui bisogna confrontarsi, e sono anche abbastanza devastanti – lo sappiamo – rispetto alla tradizione e al messaggio cristiano. Però, non dobbiamo guardare solo a questi aspetti problematici: cerchiamo di stabilire dei varchi, dei ponti anche verso tutti gli altri umanesimi, per poter riscoprire la centralità, la bellezza e la profondità dell’umanesimo cristiano.

D. – Veniamo proprio al titolo del Convegno: “In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo”. Al centro, dunque, ci sarà l’uomo, l’uomo di oggi, in riferimento a Gesù …

R. – Lo diceva già il Concilio nella Gaudium et Spes: chi segue Cristo si fa lui pure più uomo, perché Cristo è l’uomo perfetto. Il Figlio di Dio certamente è uomo perfetto, perchè ha assunto pienamente tutto ciò che è umano. Saremo a Firenze, e noi lo sappiamo, Firenze è la città dell’umanesimo, lo richiama in maniera plastica, in maniera veramente forte dal punto di vista artistico, dal punto di vista letterario, umano, anche sociale … Quindi, in questo senso, annunciare Gesù Cristo vuol dire annunciare che l’uomo può trovare in Lui una pienezza di vita, di speranza e di futuro, anche. La speranza più grande che non azzera nessuna delle speranze umane, ma che ti dà la forza di costruire qualcosa di più vero, di più profondo, di più durevole. E questo, se si fonda sul Dio di Gesù Cristo, sul messaggio di Gesù Cristo, sulla Persona di Gesù Cristo, ha la possibilità di riuscire. Credo che questo orizzonte sia fondamentale per ridare anche un po’ alla nostra società in Italia questa dimensione di guardare avanti con rinnovata fiducia e speranza, recuperando certi valori etici, spirituali, umani, civili profondi che erano stati e sono alla base della storia del nostro popolo.

D. – Quello del 2015 sarà il quinto Convegno ecclesiale nazionale, temi e titoli diversi nel tempo, ma elemento comune a tutti è sempre l’evangelizzazione …

R. – Certo: questo, direi, è il filo rosso che percorre tutti i convegni della Cei, e anche qui al centro c’è l’evangelizzazione, perché dicendo subito “in Gesù Cristo”… chiaramente il Vangelo è Gesù Cristo da seguire, da amare, da far diventare punto di riferimento non solo per la propria esistenza personale, ma familiare e sociale. E poi, questi Convegni hanno però sempre avuto questa attenzione profonda alla società, alla realtà, al desiderio di parlare anche a coloro che sono fuori dalla Chiesa. E’ una Chiesa che si fa interprete, che si fa dialogante, che si fa vicina ad ogni uomo.







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