Convegno ecclesiale nazionale. Mons. Nosiglia: importante coinvolgere le Chiese locali
Non tanto un documento di lavoro, quanto un invito ad intraprendere insieme un cammino.
E’ quello che di recente l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia,ha indirizzato alle diocesi, le Facoltà Teologiche, le Consulte dell’apostolato
dei laici, le associazioni e i movimenti in Italia, in vista del Convegno Ecclesiale
nazionale che si svolgerà a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015. Il Convegno avrà per
tema: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” e affronterà il travaglio culturale e sociale
che caratterizza il nostro tempo mettendo in discussione a volte principi e valori
fondamentali personali e collettivi. Adriana Masotti ha intervistato lo stesso
mons. Nosiglia, presidente del Comitato preparatorio del Convegno:
R. – Si chiama
“invito” appunto perché vuole coinvolgere le nostre Chiese locali a mettersi in moto
per riflettere insieme sul tema del Convegno, vedere quali siano le esperienze già
in atto che mettono in circolo il discorso dell’annuncio di Gesù Cristo con la vita
delle persone. Nuovo umanesimo significa appunto che da Gesù Cristo nasce la forza
per vivere in modo nuovo la vita di famiglia, di lavoro, ecc … Vogliamo suscitare
anzitutto un atteggiamento: un atteggiamento positivo, carico di fiducia, carico di
speranza come ci ricorda sempre Papa Francesco. Discernere, leggere insieme i segni
dei tempi per parlare un linguaggio accessibile, ma credibile anche, all’uomo d’oggi.
Ascoltiamo la base, ascoltiamo le Chiese locali che ci dicono quali siano le esperienze
significative che già sono in atto – le buone opere, come si dice – per cui, a partire
dalle loro indicazioni - alla fine entro maggio dovremo raccogliere tutte queste indicazioni,
queste esperienze - procederemo a definire il vero e proprio documento del Convegno.
Luci e ombre, certo, perché il discorso dell’umanesimo non è semplice: ci sono tanti
umanesimi oggi con cui bisogna confrontarsi, e sono anche abbastanza devastanti –
lo sappiamo – rispetto alla tradizione e al messaggio cristiano. Però, non dobbiamo
guardare solo a questi aspetti problematici: cerchiamo di stabilire dei varchi, dei
ponti anche verso tutti gli altri umanesimi, per poter riscoprire la centralità, la
bellezza e la profondità dell’umanesimo cristiano.
D. – Veniamo proprio al
titolo del Convegno: “In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo”. Al centro, dunque, ci
sarà l’uomo, l’uomo di oggi, in riferimento a Gesù …
R. – Lo diceva già il
Concilio nella Gaudium et Spes: chi segue Cristo si fa lui pure più uomo, perché
Cristo è l’uomo perfetto. Il Figlio di Dio certamente è uomo perfetto, perchè ha assunto
pienamente tutto ciò che è umano. Saremo a Firenze, e noi lo sappiamo, Firenze è la
città dell’umanesimo, lo richiama in maniera plastica, in maniera veramente forte
dal punto di vista artistico, dal punto di vista letterario, umano, anche sociale
… Quindi, in questo senso, annunciare Gesù Cristo vuol dire annunciare che l’uomo
può trovare in Lui una pienezza di vita, di speranza e di futuro, anche. La speranza
più grande che non azzera nessuna delle speranze umane, ma che ti dà la forza di costruire
qualcosa di più vero, di più profondo, di più durevole. E questo, se si fonda sul
Dio di Gesù Cristo, sul messaggio di Gesù Cristo, sulla Persona di Gesù Cristo, ha
la possibilità di riuscire. Credo che questo orizzonte sia fondamentale per ridare
anche un po’ alla nostra società in Italia questa dimensione di guardare avanti con
rinnovata fiducia e speranza, recuperando certi valori etici, spirituali, umani, civili
profondi che erano stati e sono alla base della storia del nostro popolo.
D.
– Quello del 2015 sarà il quinto Convegno ecclesiale nazionale, temi e titoli diversi
nel tempo, ma elemento comune a tutti è sempre l’evangelizzazione …
R. – Certo:
questo, direi, è il filo rosso che percorre tutti i convegni della Cei, e anche qui
al centro c’è l’evangelizzazione, perché dicendo subito “in Gesù Cristo”… chiaramente
il Vangelo è Gesù Cristo da seguire, da amare, da far diventare punto di riferimento
non solo per la propria esistenza personale, ma familiare e sociale. E poi, questi
Convegni hanno però sempre avuto questa attenzione profonda alla società, alla realtà,
al desiderio di parlare anche a coloro che sono fuori dalla Chiesa. E’ una Chiesa
che si fa interprete, che si fa dialogante, che si fa vicina ad ogni uomo.