La preoccupante situazione in Centrafrica nel vertice di N'Djamena
La Repubblica Centrafricana è sempre più terra di nessuno. E’ quanto è emerso lunedì
al vertice dei Paesi della Comunità Economica dell’Africa Centrale (Eccas), a N’Djamena,
in Ciad. Ma non sembra delinearsi con altrettanta chiarezza una via di uscita. Il
servizio di Giulio Albanese:
Tutti d’accordo
i 10 capi di stato e di governo nel condannare le violenze contro i civili. Riaffermato
l’impegno, in linea di principio, a garantire la loro incolumità aumentando, per esempio,
il contingente di peacekeepers già sul campo da 2588 a 3652 uomini, con la proposta,
ancora non chiara nella formulazione, di chiedere al Consiglio di Sicurezza dell’Onu
un mandato più forte, che consenta di contrastare militarmente le fazioni che seminano
morte e distruzione. Il problema è che la Repubblica Centrafricana è in uno stato
di anarchia, con la complicità proprio di alcuni di quei governi che ora vorrebbero
trarla in salvo. Insomma un bel pasticcio, considerando che l’ex potenza coloniale,
la Francia, si è defilata trincerandosi dietro gli altisonanti proclami di Bruxelles
che vorrebbe un maggiore decisionismo da parte dei leader africani. Ma gli interessi
in gioco sono molteplici, legati al petrolio e all’uranio e i peacekeepers di cui
sopra finora si sono dimostrati impreparati e disorganizzati, incapaci dunque di assolvere
la loro missione.