Convegno cappellani, don Rigoldi: "Inutili amnistia e indulto se non cambiamo le leggi
riempi carceri"
Don Gino Rigoldi, Cappellano dell'Istituto penale per minorenni "Beccaria"
di Milano Occuparsi
di amministrazione della giustizia, senza mettere al centro di tutto la pena, e cioè
il carcere, è l'obiettivo di tutti i cappellani e di tutte le persone che considerano
Gesù Cristo maestro di vita e di ogni scelta. Entrando in un carcere, incontrando
le persone, ascoltando i loro desideri, i loro sogni per il futuro, si stabilisce
una relazione che, prima di tutto, toglie queste donne e questi uomini dalla solitudine.
Ma è anche un modo per dare valore a queste persone e far partire così un cammino
di accompagnamento verso il cambiamento, che, con pazienza, e a volte qualche ricaduta,
realizza una vera rieducazione. Negli ultimi 40 anni ho visto migliaia di cambiamenti
importanti, profondi, e un bel numero di conversioni. E' un gran bel lavoro fare il
cappellano, anche se è faticoso. Ma anche fare il parroco è faticoso.
Cammini
di rinciliazione fra le vittime dei reati e coloro che li hanno commessi, tramite
la cosiddetta 'mediazione penale', sono oggi possibili, ma è molto complicato realizzarli.
L'aria che tira, infatti, aria che respirano anche i parenti delle vittime, è quella
del 'buttate via la chiave'. Noi cappellani siamo anche applauditi, ma nei confronti
dei detenuti c'è sempre sfiducia, il sospetto che ripetano il reato. Anche quando
si parla di indulto o aministia prevale il convincimento che sia meglio tenerli chiusi
dentro. Diventa complicato, perciò, convincere una persona che è stata offesa
che, per il bene della sua anima, oltre che di quella del detenuto, sia opportuno
costruire un percorso di dialogo, reciproca conoscenza, per capire cosa c'è dietro
un reato. Serve però una bella competenza, non basta il buon cuore, e servono tempo
e pazienza. E poi certe volte succede, sì. Ho visto in un'aula di tribunale un
signore anziano, la cui moglie era stata uccisa durante uno scippo, dire al ragazzino
colpevole: "Mi hai fatto soffrire tanto ma ti perdono. Quando uscirai dal carcere
comportati bene, e io ti aiuterò a trovare un lavoro". C'era un'emozione fortissima
in quell'aula, ma vuol dire che lo Santo Santo può fare dei miracoli.
Dopo
il duro intervento del presidente Napolitano sul sistema carcerario italiano, e il
suo invito al Parlamento a decidere misure di clemenza, dobbiamo prendere atto
che indulto e amnistia sono inutili se non si cambiano quelle leggi che riempiono
ancora le nostre carceri - sempre e solo di poveri - e non s'introducono pene alternative
alla detenzione. Qui al Beccaria non ho un ragazzo che non sia di famiglia povera.
“Giustizia:
pena o riconciliazione. Liberi per liberare”, questo il tema scelto per il Convegno
nazionale dei cappellani delle carceri italiane, riuniti a Sacrofano, nei pressi di
Roma, dal 21 al 23 ottobre. (Intervista a cura di Fabio Colagrande)