Una sola specie all'origine dell'uomo? Acceso dibattito dopo la pubblicazione di uno
studio su "Science"
All’origine dell’uomo ci sarebbe un'unica specie. E’ quanto ipotizza uno studio pubblicato
sull’autorevole rivista “Science” e basato sul ritrovamento a Dmanisi in Georgia di
cinque crani di ominidi, risalenti ad 1,8 milioni di anni fa e con notevoli differenze
morfologiche finora attribuite a diverse specie. Lo nuova proposta, se dimostrata,
riscriverebbe la storia dell'evoluzione umana. “Uno studio interessante, ma da approfondire”
secondo il direttore dell’Istituto Scienza e Fede del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum
padre Rafael Pascual, che, al microfono di Paolo Ondarza, ricorda: “La
Chiesa è in dialogo con la scienza”:
R. – Sembra
che questi cinque crani scoperti a Dmanisi appartengano allo stesso periodo e che
presentino delle morfologie molto diverse tra di loro. Questo sembra voler dire non
che ci troviamo davanti a specie differenti, ma a diversi individui che hanno diversità
morfologiche, ma appartengono alla stessa popolazione, alla stessa specie.
D.
- Queste differenze sono convissute contemporaneamente e non contraddistinguerebbero
specie diverse. Potrebbero essere ascrivibili ad un’unica specie con tratti somatici,
morfologici, diversi: quelle stesse differenze che possiamo riscontrare nell’uomo
contemporaneo …
R. - Esatto. Questa è un po’ la novità di questa scoperta che
ci mostra che in realtà c’è una differenza di carattere morfologico e non di carattere
della specie.
D. - E questo, a livello scientifico, ma anche a livello filosofico
come cambierebbe il dibattito attuale in corso?
R. - Per prima cosa, ci mette
davanti a quella che è la caratteristica delle teorie scientifiche: bisogna essere
molto prudenti. Queste teorie sono immature, nel senso che non è detto che adesso
questa nuova proposta sia quella definitiva. Possiamo dire che siamo ancora - per
così dire- in un cantiere dove ci sono ancora tanti lavori in corso. Dunque, non bisogna
dare né troppo valore, né mettere tutto in discussione.
D. - Indubbiamente,
le scoperte di Dmanisi sono dei casi molto importanti dal punto di vista degli studi
di paleoantropologia …
R. - Sicuramente sì, perché mai avremmo immaginato che
ci fossero degli ominidi così antichi in Europa. Questo ci deve far riflettere su
come è avvenuta questa diffusione dell’uomo che non è avvenuta solo in Africa. Ci
sono state diverse migrazioni.
D. - In uno degli ominidi ritrovati a Dmanisi
è stato riscontrato un dato significativo che potrebbe deporre per la sua identità
umana: un individuo adulto che possedeva un solo dente al momento della morte, ed
è sopravvissuto a lungo nonostante la quasi totale assenza di denti … presumibilmente
per la solidarietà del suo gruppo…
R. - Possiamo fare delle deduzioni, supposizioni.
Dunque, supponiamo che questo individuo sia sopravvissuto perché ha trovato nei suoi
simili qualche comportamento di appoggio, di solidarietà; però, secondo me, questa
non è l’unica ipotesi presentabile.
D. - Questa scoperta - abbiamo detto che
comunque necessita di ulteriori approfondimenti - all’interno del dibattito scienza
e fede, è rilevante?
R. - Penso sia rilevante perché ci troviamo nuovamente
di fronte alla questione di fondo dell’origine dell’uomo. E qui forse bisogna fare
un chiarimento: pochi giorni fa ho letto un articolo di un giornale di grande diffusione
qui in Italia. L’opinionista diceva che la Chiesa sosteneva il disegno intelligente,
il creazionismo; invece non è così. Ci sono altre confessioni che vanno in questa
direzione; ma nella linea della Chiesa c’è un’apertura verso quello che presenta la
scienza che non è in conflitto con quello che presenta la fede. In linea di massima,
non c’è una posizione di difesa o di opposizione, di conflitto, ma una posizione di
dialogo. Ovviamente, ci sono alcune interpretazioni che escludono la causalità divina,
il finalismo, ecc, che ovviamente non sono conciliabili con quello che ci insegna
la fede. Sostenere che c’è un piano di Dio che ha voluto creare l’uomo e che Dio si
possa essere servito anche di un processo evolutivo non è una contraddizione. Il problema
nasce quando la scienza pretende di escludere, aprioristicamente, che ci sia una
causa trascendente.
D. - Quindi per concludere quella di Dmanisi è una scoperta
significativa, è un contributo importante anche per quanto riguarda il dibattito scienza
fede …
R. - Direi proprio che non va contro, ma piuttosto è vicina a ciò che
si trova nell’insegnamento della Chiesa: l’origine del genere umano da, diciamo così,
un’unica “Fonte”.