Leonarda resta in Kosovo: senza i miei genitori non tornerò in Francia
Leonarda Dibrani e la sua famiglia restanto in Kosovo. La quindicenne kosovara di
etnia rom, espulsa dalla Francia il 9 ottobre scorso mentre era in gita scolastioca
e rispedita in Kosovo insieme alla sua famiglia, ha rifiutato l'offerta, riservata
a lei sola, di rietrare in Francia. E domenica scorsa l'intera famiglia è stata
oggetto di un'aggressione in strada. Il servizio di Elvira Ragosta:
Un delicato
caso di diritto internazionale che ha scosso la politica francese con risvolti in
tutta Europa. “Leonarda Dibrani - aveva affermato il presidente Holland - potrà rientrare
in Francia, ma senza la sua famiglia”. Dopo la reazione negativa della 15enne kosovara,
che non vuole separarsi dai genitori, l’intera famiglia è stata oggetto di aggressione
nella città di Mitrovika, dove era stata rimpatriata. Qui i Dibrani hanno ricevuto
la visita di un rappresentante della comunità rom a Mitrovica, che ha dichiarato:
"Per lori qui non c'è futuro, perché dei quasi 2.900 rom che abitano in città solo
10 hanno un lavoro". Leonarda è nata in Italia, come i suoi 4 fratellini. Dal 2008
la famiglia si era trasferita in Francia dove invece è nata la sorellina minore. I
Dibrani erano ospiti di un centro di accoglienza per richiedenti asilo nell’Est della
Francia. Ma la richiesta, più volte presentata dal capofamiglia, era stata respinta
dalle autorità francesi. Il commento di Giuseppe Cataldi, ordinario di Diritto
Internazionale all’Università l’Orientale di Napoli:
R. - Dal punto di vista
del diritto internazionale quello che è certo è che l’espulsione deve sempre avvenire
nel pieno rispetto della dignità della persona stessa, quindi senza modalità oltraggiose,
che vadano contro la sua dignità. E questo criterio è una esigenza ancora più avvertita
nel caso di minori. La possibilità di ammettere soltanto la ragazzina mi sembra, però,
che non vada nel senso sia delle Convenzioni in materia di diritti umani, ma sia anche
dell’atteggiamento generale della cosiddetta "direttiva rimpatri", perché in questa
direttiva sostanzialmente si lega la vicenda dei minori alla vicenda della famiglia.
D. - Esiste, secondo lei, la possibilità che il caso sia risolto in maniera
diplomatica?
R. - Certo! Io penso che ci sia senz’altro questa possibilità.
Anche perché poi stiamo parlando di un Paese che - come noto - è ancora uno Stato
in cui si discute proprio la sovranità nazionale - l’esistenza di uno Stato kosovaro
- in cui c’è ancora una presenza forte della Comunità internazionale proprio nelle
istituzioni di governo. Quindi è anche lì una situazione rispetto alla quale bisognerebbe
poi vedere se sono rispettati i parametri che la giurisprudenza della Corte europea
dei diritti dell’uomo ha elaborato negli anni.