Due pastori evangelici uccisi in Kenya. Mons. Lagho: c'è bisogno di dialogo
Nuovi fatti di violenza in Kenya, dopo il sanguinoso attacco al centro commerciale
Westgate di Nairobi, compiuto a fine settembre dai miliziani somali Al Shabaab e costato
la vita ad almeno una settantina di persone. A Mombasa, sulla costa dell’Oceano Indiano,
due pastori evangelici sono stati uccisi in diversi attacchi, a poche settimane dall’assassinio
di un imam, che aveva innescato disordini e scontri. A perdere la vita sono stati
nelle ultime ore Charles Matole, leader della comunità 'Vikwatani Redeemed Gospel
Church', e Ibrahim Kidata, delle ‘East African Pentecostal Churches’. Sulle ragioni
di queste violenze, Giada Aquilino ha intervistato il vicario generale dell’arcidiocesi
di Mombasa, mons.Willybard Lagho:
R. – I believe
it is because of radical Islam, that has been taking roots in Mombasa … Credo che
sia a causa di un Islam radicale che ha messo le radici a Mombasa e in altre parti
del Kenya, come a Garissa, e nell’Africa orientale, come in Tanzania, a Zanzibar e
a Dar-es Salaam. Ci sono, in queste zone, gruppi islamici piuttosto radicali, e alcuni
dei quali simpatizzano per gli al Shabaab. Secondo me, per via di alcuni elementi,
il cristianesimo viene visto – da certi seguaci di questi gruppi – come un alleato
della cultura e della civiltà occidentali. Così, prendono di mira i cristiani e le
chiese cristiane.
D. – Lei fa parte del "Coast Interfaith Council of Clerics"
e lavora a contatto con esponenti di altre religioni. Qual è il vostro impegno per
la pacificazione in Kenya e in particolare a Mombasa?
R. – Until now, we have
relied on member organizations of our Interfaith Council of … Finora, ci siamo
appoggiati alle organizzazioni associate al nostro Consiglio interreligioso, che riunisce
leader di tutte le religioni. Ad esempio, se c’è un predicatore musulmano radicale
che si esprime in pubblico e che predica contro il cristianesimo, generalmente si
invia un predicatore moderato per parlare con loro. Ma da qualche tempo ci giunge
l’informazione che alcuni di questi predicatori non sono interni al Paese: vengono
da fuori. Credo quindi che in questo momento ci sia davvero bisogno di un dialogo
interreligioso a Mombasa.
D. – Qual è la speranza della Chiesa cattolica per
il futuro?
R. – The Catholic Church is growing, is expanding because it is
one of those … La Chiesa cattolica sta crescendo e si sta espandendo, perché è
una di quelle Chiese che ha ormai molte risorse umane. Gestiamo molte scuole nelle
quattro regioni che formano l’arcidiocesi di Mombasa: Mombasa, Kilifi, Kwale e Taita-Taveta.
E in queste scuole, tante persone che fanno parte di ogni fede hanno piacere di frequentare
le nostre lezioni. Poi, gestiamo altri programmi come progetti per la fornitura di
acqua in diverse zone del Paese. Quindi, questo aspetto sociale e umanitario ha avvicinato
la Chiesa cattolica alla gente della regione costiera di Mombasa, tra cui persone
che non si convertono ma nutrono un grande rispetto per la Chiesa.
D. – Attraverso
questo aspetto sociale e umanitario, promuovete la convivenza pacifica tra religioni…
R.
– Yes. We have a lot of humanitarian support and because of that many … Sì: riceviamo
grande supporto umanitario e, proprio per questo, molte delle comunità che i programmi
di sviluppo del governo non riescono a raggiungere si affidano completamente all’aiuto
della Chiesa, in particolare nel campo dell’istruzione.