2013-10-21 14:29:23

Due pastori evangelici uccisi in Kenya. Mons. Lagho: c'è bisogno di dialogo


Nuovi fatti di violenza in Kenya, dopo il sanguinoso attacco al centro commerciale Westgate di Nairobi, compiuto a fine settembre dai miliziani somali Al Shabaab e costato la vita ad almeno una settantina di persone. A Mombasa, sulla costa dell’Oceano Indiano, due pastori evangelici sono stati uccisi in diversi attacchi, a poche settimane dall’assassinio di un imam, che aveva innescato disordini e scontri. A perdere la vita sono stati nelle ultime ore Charles Matole, leader della comunità 'Vikwatani Redeemed Gospel Church', e Ibrahim Kidata, delle ‘East African Pentecostal Churches’. Sulle ragioni di queste violenze, Giada Aquilino ha intervistato il vicario generale dell’arcidiocesi di Mombasa, mons. Willybard Lagho:RealAudioMP3

R. – I believe it is because of radical Islam, that has been taking roots in Mombasa …
Credo che sia a causa di un Islam radicale che ha messo le radici a Mombasa e in altre parti del Kenya, come a Garissa, e nell’Africa orientale, come in Tanzania, a Zanzibar e a Dar-es Salaam. Ci sono, in queste zone, gruppi islamici piuttosto radicali, e alcuni dei quali simpatizzano per gli al Shabaab. Secondo me, per via di alcuni elementi, il cristianesimo viene visto – da certi seguaci di questi gruppi – come un alleato della cultura e della civiltà occidentali. Così, prendono di mira i cristiani e le chiese cristiane.

D. – Lei fa parte del "Coast Interfaith Council of Clerics" e lavora a contatto con esponenti di altre religioni. Qual è il vostro impegno per la pacificazione in Kenya e in particolare a Mombasa?

R. – Until now, we have relied on member organizations of our Interfaith Council of …
Finora, ci siamo appoggiati alle organizzazioni associate al nostro Consiglio interreligioso, che riunisce leader di tutte le religioni. Ad esempio, se c’è un predicatore musulmano radicale che si esprime in pubblico e che predica contro il cristianesimo, generalmente si invia un predicatore moderato per parlare con loro. Ma da qualche tempo ci giunge l’informazione che alcuni di questi predicatori non sono interni al Paese: vengono da fuori. Credo quindi che in questo momento ci sia davvero bisogno di un dialogo interreligioso a Mombasa.

D. – Qual è la speranza della Chiesa cattolica per il futuro?

R. – The Catholic Church is growing, is expanding because it is one of those …
La Chiesa cattolica sta crescendo e si sta espandendo, perché è una di quelle Chiese che ha ormai molte risorse umane. Gestiamo molte scuole nelle quattro regioni che formano l’arcidiocesi di Mombasa: Mombasa, Kilifi, Kwale e Taita-Taveta. E in queste scuole, tante persone che fanno parte di ogni fede hanno piacere di frequentare le nostre lezioni. Poi, gestiamo altri programmi come progetti per la fornitura di acqua in diverse zone del Paese. Quindi, questo aspetto sociale e umanitario ha avvicinato la Chiesa cattolica alla gente della regione costiera di Mombasa, tra cui persone che non si convertono ma nutrono un grande rispetto per la Chiesa.

D. – Attraverso questo aspetto sociale e umanitario, promuovete la convivenza pacifica tra religioni…

R. – Yes. We have a lot of humanitarian support and because of that many …
Sì: riceviamo grande supporto umanitario e, proprio per questo, molte delle comunità che i programmi di sviluppo del governo non riescono a raggiungere si affidano completamente all’aiuto della Chiesa, in particolare nel campo dell’istruzione.







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