Congo: sospesi i negoziati tra Kinshasa e ribelli M23 sul Nord Kivu
Sono naufragati sul nodo dell’amnistia ai ribelli i negoziati tra il governo congolese
e i rappresentanti del Movimento 23 marzo (M23) in corso a Kampala da settembre dopo
diversi mesi di sospensione: lo hanno reso noto i due schieramenti - riporta l'agenzia
Misna - confermando le voci di uno stallo nel negoziato, che si rincorrevano da qualche
ora tra gli addetti ai lavori. “Speravamo di trovare una soluzione che migliorasse
le condizioni di vita e l’avvenire sulle colline del Kivu. Devo annunciare che purtroppo
non è stato così e che non abbiamo trovato degli interlocutori determinati come noi
ad arrivare ad un accordo” ha detto al termine dei colloqui il ministro degli Esteri
di Kinshasa, Raymond Tshibanda. Roger Lumbala, dell’M23 dal canto suo ha spiegato
che la delegazione governativa non ha accettato di ammetterlo ai colloqui perché avrebbe
“insultato “ il presidente Joseph Kabila. Lumbala ha detto infatti di sostenere Etienne
Tshisekedi, capofila dell’opposizione e candidato alle presidenziali del 28 novembre
2011, vinte da Kabila, di cui si è sempre rifiutato di riconoscere l’esito. Attivo
in Nord Kivu dal maggio 2012 l’M23 è nato da una costola degli ex ribelli integrati
nelle forze armate congolesi (Fardc) reclamando la mancata applicazione di un accordo
di pace firmato nel 2009. In vari rapporti l’Onu accusa i governi dei vicini Uganda
e Ruanda di sostenere i ribelli, imputazione che Kigali e Kampala smentiscono seccamente.
In un comunicato diffuso oggi gli inviati speciali delle Nazioni Unite, Unione Europea
e Unione Africana – presenti a Kampala in questi giorni – hanno ribadito la richiesta
ai ribelli di fermare ogni forma di violenza e disarmare le proprie milizie, in modo
da consentire una ripresa del dialogo. Nelle ultime settimane le associazioni della
società civile e dei rifugiati di guerra hanno accusato l’M23 di rafforzare le proprie
posizioni nella regione, teatro del conflitto. (R.P.)