L'esperienza di "Emergenza sorrisi" per i bambini in Cambogia
Bambini che hanno difficoltà di accesso a cure mediche e per i quali anche una tonsillite
può rivelarsi pericolosa. Questa è la situazione sanitaria infantile a Takèo in Cambogia,
uno dei Paesi più poveri al mondo, dove è stata organizzata una missione di chirurghi,
anestesisti e volontari che hanno operato e visitato i piccoli pazienti. Al microfono
di MariaCristina Montagnaro, Giovanni Carriere, chirurgo di
“Emergenza Sorrisi” che ha partecipato alla spedizione:
R. – In Cambogia
siamo stati in un ospedale gestito dal "Bambin Gesù" di Roma e abbiamo visitato circa
220 bambini, sottoponendo ad interventi chirurgici otorinolaringoiatrici 47 di questi.
D.
– Qual è la condizione dell’infanzia in questo Paese?
R. – La Cambogia ha uno
dei più alti tassi di mortalità infantile del mondo. I bambini hanno scarso tasso
di scolarizzazione e, come succede in tutti questi Paesi in via di sviluppo, accade
che possano sviluppare delle patologie che da noi sarebbe banale trattare, ma che
purtroppo lì diventa difficile. Pur essendoci, infatti, delle strutture sanitarie
pubbliche, la sanità comunque è una struttura a pagamento, che non tutti possono permettersi.
D.
– E’ anche difficile raggiungere gli ospedali per i bambini...
R. – C’è questa
difficoltà di trasferimento, anche perché gli ospedali cui possono far riferimento
sono rari evidentemente, per chi non abita nei grossi centri urbani. Questo è un villaggio
di circa 6 o 7 mila persone che, però, ha una provincia così grande, la provincia
di Takèo conta circa 500 mila abitanti. Il lavoro che viene svolto lì di routine è
proprio quello di aiutare nella crescita questi bambini, che presentano, un po’ per
caratteristiche genetiche un po’ per malnutrizione, dei ritardi evidenti dell’accrescimento.
Un’altra iniziativa molto particolare è quella dell’organizzazione da parte mia di
una clinica mobile, itinerante, che ha girato per la provincia, innanzitutto raccontando
alla gente che nel centro di Takèo c’era un ospedale pediatrico e poi per far fronte
alle prime necessità sanitarie di questi bambini. C’è da dire poi che, così come tutte
le zone sottoposte ai monsoni, lì si vivono due vite: la vita durante il nostro periodo
invernale, che sarebbe la loro estate, in cui la stagione è secca, e adesso, nel nostro
periodo estivo, la stagione dei monsoni, per cui tutto intorno a questa città, a questo
villaggio, è un’enorme palude con fiumi che straripano. Le comunicazioni, quindi,
per chi non ha una barca, sono ancora più complicate.
D. – Come vi ha accolto
la popolazione locale?
R. – L’aspetto bello di tutte le missioni è trovare
che la gente aspetta l’arrivo di qualcuno che può aiutarla. Inoltre, non abbiamo visto
piangere quasi nessun bambino di tutti quelli visitati.
D. – Per chi volesse
sapere di più su ciò che fate?
R. – L’egida di questa missione è di Emergenza
Sorrisi, che ha un sito, che è www.emergenzasorrisi.it. Inoltre, c’è un sito del Bambin
Gesù, dove si spiegano le missioni organizzate, che si occupano di un aspetto altrettanto
importante. Fornisce l’hardware, che mette a disposizione di questi luoghi, costruisce
strutture stabili, che servono a programmare, a sperare in un futuro migliore, al
diritto alla salute.