2013-10-19 07:23:40

Siria: avanti le ispezioni degli ispettori Opac sull’arsenale chimico. Ancora morti a Damasco e Aleppo


In Siria proseguono le ispezioni degli ispettori Onu. Sono 14, finora, i siti dell’arsenale chimico visitati dai tecnici dell’Opac. E mentre si lavora all’organizzazione della conferenza di pace Ginevra 2, sul terreno è sempre violenza. Il servizio è di Marina Calculli: RealAudioMP3

I combattimenti in Siria raddoppiano d’intensità, dopo un periodo di relativo contenimento delle violenze. La città maggiormente interessata in questi giorni è Deir al-Zor, colpita da bombardamenti aerei – una risposta del regime all’avanzamento dei ribelli in un quartiere fino ad ora controllato dalle forze filo-governative. Nella provincia di Aleppo, invece, nel corso di alcuni scontri, sono stati uccisi dodici cittadini curdi, tra cui sei bambini, secondo l’Osservatorio Siriano per i diritti umani. Tutto questo accade proprio mentre sembra concretizzarsi Ginevra 2, la conferenza di pace sulla Siria, prevista per il 23 e 24 novembre prossimo, come annunciato dal premier siriano Qadri Jamil. Nel frattempo, però, nove pellegrini sciiti libanesi rapiti a maggio 2012 sono stati liberati ieri dopo una intensa missione diplomatica in cui l’emirato del Qatar reclama tutti i meriti. I pellegrini rapiti erano in origine undici. Due erano stati rilasciati alla fine dell’anno scorso. All’interno della Siria intanto proseguono le ispezioni dell’Opac, l’Organizzazione per la proibizione di armi chimiche, che ha annunciato di aver supervisionato già 14 siti. Nell’accordo internazionale firmato dal regime di Bashar al-Asad a fine settembre tutte le armi chimiche dovranno essere distrutte.


La conferenza di pace “Ginevra 2”, che - come detto - si terrà il 23 e 24 novembre dopo numerosi rinvii, si conferma di primaria importanza per il futuro della Siria, nonostante molti rimangano gli ostacoli: tra i principali figurano le divisioni tra forze dell'opposizione, sia a livello politico sia sul campo. Ma chi rappresenterà la Siria a Ginevra? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Stefano Torelli, ricercatore Ispi: RealAudioMP3

R. - Questo chiaramente è uno dei nodi che in realtà sono ancora da sciogliere. C’è da vedere se si riuscirà a raggiungere un compromesso sul fatto che la Siria sia rappresentata dal regime di Assad; probabilmente non da Assad in persona, però comunque da figure a lui vicine che ancora oggi rappresentano in via ufficiale il governo siriano. L’opposizione siriana su questo è totalmente in disaccordo e già in altre occasioni aveva minacciato di non partecipare o comunque di boicottare la Conferenza internazionale qualora vi fosse la presenza di uomini vicini al regime o comunque appartenenti al regime di Assad.

D. - Una grande incognita è rappresentata anche dal coinvolgimento nella conferenza dell’Iran che, come potenza regionale, ambisce ad una presenza importante. Le aperture del neo presidente Rohani porteranno la Repubblica islamica a Ginevra, o no?

R. – Ora, rispetto a qualche settimana fa, è più probabile che l’Iran possa essere coinvolto in maniera non ufficiale; questo è stato comunque ribadito anche dagli stessi Stati Uniti, ma in parte anche da altre cancellerie occidentali. Sicuramente "Ginevra 2" potrà essere un altro banco di prova, non solo per quanto riguarda la crisi siriana, ma anche per questioni a latere, tra cui quella del maggior coinvolgimento o meno dell’Iran all’interno di questioni che conivolgono la Comunità internazionale.

D. - Altro attore importante dell’intricata vicenda siriana è sicuramente la Turchia di Erdogan che, dall’inizio ha puntato sull’opposizione e che ora, proprio per la deriva islamista di quest’ultima, si trova molto in difficoltà anche nei confronti della Comunità internazionale. Come si comporterà Ankara?

R. - La posizione della Turchia ormai è comunque abbastanza chiara. Il Paese continua a perseguire la propria politica, che è quella volta a far sì che il regime di Assad cada. Erdogan più di una volta, e anche il ministro degli Esteri, Davutoglu, hanno insistito affinché gli sforzi della Comunità internazionale verso un intervento diretto in Siria portassero effettivamente a un’azione militare che potesse far cadere Assad. La Turchia continuerà a seguire questa strada. Sicuramente il fatto che ci siano elementi islamisti, radicali, jihadisti - se così vogliamo chiamarli -, all’interno della galassia dell’opposizione siriana, mette un po’ in difficoltà la Turchia, come del resto mette in difficoltà tutti gli altri attori internazionali tra cui gli Stati del Golfo, gli Stati Unti, che hanno questo dilemma: da un lato, appoggiare l’opposizione siriana, ma dall’altro dover fare i conti con un’opposizione siriana al cui interno si trova una delle frange più importanti che sembra essere proprio quella dell’islam radicale.












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